#RomaFF18: The Hypnosis, la recensione del film di Ernst De Geer

Come sarebbe la nostra vita se di colpo decidessimo di comportarci senza più rispettare alcuna regola sociale? Attorno a questo interrogativo si costruisce la storia di The Hypnosis (trailer) del regista svedese Ernst De Geer. Il film inizia con due netti primi piani speculari dei protagonisti: Vera (Asta Kamma August) che sta recitando un piccolo monologo, ha dietro di sé un vivace sfondo rosso; una volta finito passiamo al commento del fidanzato André (Herbert Nordrum) su sfondo bianco. Rosso e bianco, due colori decisamente differenti che sembrano quasi volerci preannunciare le dinamiche che si instaureranno tra i due personaggi; difatti se il bianco si può definire come normativo, sempre uguale a sé stesso, il rosso rappresenta invece un repentino ribaltamento delle regole.

Cambiamento che avverrà per mezzo di una seduta di ipnoterapia a cui Vera si sottopone allo scopo di smettere di fumare, un motivo fittizio che viene abbandonato sin dai primi secondi della seduta dove la ragazza confessa di sentirsi bloccata. Si avvicina un evento importante per la coppia e Vera non sente di essere davvero padrona della situazione, nonostante sia la comproprietaria di una start-up che si occupa del benessere fisico delle donne ed abbia un ruolo fondamentale, all’interno della presentazione del progetto, per “agganciare” dei possibili investitori.

La loro avventura ha inizio partecipando durante un workshop formativo, tenuto da un’importante pitch manager, che aiuterà i partecipanti in un’esposizione funzionale del loro progetto. Mentre nelle scene iniziali André ci appare totalmente padrone della situazione, all’interno di questo evento le dinamiche si ribaltano: Vera si propone come un concentrato di energia e vitalità, caratteristiche che vengono premiate a discapito del partner, ritenuto “troppo artificiale” e la cui presenza risulta più volte inadeguata ed un tantino imbarazzante.

La ragazza però, con l’intensificarsi del workshop, inizia a comportarsi in maniera decisamente infantile e non appare interessata né focalizzata allo scopo di creare reti sociali in grado di aiutarli a sviluppare il loro business. Inoltre Vera evita ogni tipo di confronto con André, andandosene spesso senza alcuna spiegazione. La situazione precipita con una cena disastrosa in cui Vera finisce per importunare le persone presenti continuando a sostenere di avere con sé un cucciolo di chihuahua. André, chiaramente destabilizzato dal comportamento della fidanzata, decide dunque di tagliarla fuori dalla presentazione e, dopo una notte all’insegna del karaoke, bevande alcoliche mischiate con latte e cani invisibili, le somministra del sonnifero a sua insaputa.

Un vero e proprio tradimento a cui Vera reagisce in modo decisamente bizzarro creando dinamiche singolari e al limite del grottesco. Nonostante quello che si possa pensare la donna non è ipnotizzata, come scopriamo dalla telefonata di André alla terapeuta, ma è pienamente cosciente ed è come se stesse riversando, attraverso quegli strani comportamenti, ogni impulso che aveva inibito fino a quel momento. Il motivo di questo suo blocco iniziale si può riscontrare nel burrascoso rapporto con la madre che, dopo un concorde forfait rispetto all’esperienza formativa da parte della coppia, abbiamo modo di analizzare nella scena successiva.

La madre accoglie la coppia, con delle forzate buone maniere, durante un pranzo in cui sono presenti altri ospiti; ma ben presto inizia a stuzzicare Vera attraverso continue allusioni a cui la ragazza evita di rispondere. Tuttavia André, deciso a dimostrare il completo supporto alla fidanzata, sceglie di mettere fine a quella situazione pesante agendo però in maniera eccessivamente sopra le righe, per poi fuggire mano nella mano con Vera. La vera chicca del film sta proprio nel finale quando, una volta calmata la risata liberatoria che aveva pervaso i due innamorati, Vera si ferma lanciando ad André uno sguardo indecifrabile. Una scena che ricorda molto quella del film Il Laureato di Mike Nichols, la degna conclusione per un film sorprendentemente imprevedibile.

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