Che resta dentro di noi di carezze che non toccano il cuore? È davvero un imbroglio se per innamorarsi basta un’ora? In fin dei conti che fretta c’è di innamorarsi se poi si è portati a soffrire? Non è facile rispondere a queste domande che nel 1981 si chiedeva Loretta Goggi quando uscì Maledetta Primavera, una delle sue canzoni più famose che divenne poi una delle canzoni intramontabili della musica italiana. Allo stesso modo, se le chiede oggi Elisa Amoruso nel suo primo film (trailer) di finzione il cui titolo è lo stesso della canzone della cantante romana e che è stato presentato durante il settimo giorno di questa quindicesima edizione della Festa del Cinema di Roma nella sezione Riflessi. Dopo aver firmato diversi documentari, tra cui Unposted su Chiara Ferragni, la Amoruso decide di raccontare una storia che è un po’ la sua storia che, prima di essere affidata alla macchina da presa, è affidata a Sirley, libro scritto sempre dalla Amoruso.
In questo viaggio negli anni 90 ad essere protagoniste sono due storie d’amore. La prima è quella tra la giovane Nina e la giovane Sirlei, un amore nato tra riccioli d’oro e riccioli d’ebano, un sentimento ribelle che nasce da due anime sofferenti, in gabbia, deluse dalla vita, nonostante la giovane età, e deluse dai modelli con cui vivono tutti i giorni. Infatti, l’altra storia d’amore che poi è quella alla base di tutto è quella tra i genitori di Nina. Una storia complicata tra due “modelli non modelli”, quello di un padre-marito che si dimostra sfuggente e sognatore, che vuole le sue libertà ricordandosi delle proprie responsabilità nei momenti di necessità e quello di una madre che risente dei comportamenti del coniuge. Una donna che si trova a litigare con le sue tre parti di sé: la moglie apprensiva, la madre intransigente e protettiva e la donna che ritorna a vivere soltanto con un nuovo taglio di capelli o cibandosi dei ricordi di un passato che non c’è più.
È questo lo scenario che farà da culla alla storia di un amore illusorio e adolescenziale, innocente e vero nato dalla voglia di potersi esprimere, di non rimanere chiusi in un mondo di regole che stanno strette anche agli adulti, figuriamoci ai ragazzi. Una storia che nasce nelle acque del Circeo, nei parchi e nei palazzi della periferia di Roma ma soprattutto nei cuori di due ragazze che soffrono di una mancanza d’amore che riescono a trovare soltanto l’una nell’altra.
Il film della Amoruso riporta lo spettatore indietro nel tempo facendolo però rimanere allo stesso tempo ancorato al presente raccontando sentimenti e dinamiche universali. Il dolore e la ribellione si alternano alla felicità e all’unita familiare tra le note di Loretta Goggi e quelle della Lambada di Kaoma fino ai Gazebo con I like Chopin. Canzoni che hanno la forza di riassumere tutto il film: il brano di Kaoma che libera il corpo da ogni legame è adatto alla focosità e al temperamento di Sirlei, la confusione dei sentimenti nel brano dei Gazebo rispecchia perfettamente la condizione di Nina ed infine Maledetta Primavera rappresenta sia la mamma ma anche il papà della giovane, entrambi innamorati ma con diversi modi di dimostrarselo.
Terminato questo viaggio in una maniera forse inaspettata ma significativa, lo spettatore esce dalla sala con le note della canzone della Goggi in testa, con il cuore turbato ma felice e con la mente che cerca di scacciare o di accogliere nuovamente i ricordi della propria Maledetta Primavera.