Pelè: Il re del calcio, la recensione del documentario su Netflix

Su Netflix Pelè: Il re del calcio

Pelè: Il re del calcio (trailer) è un docu-film prodotto da Kevin McDonald, diretto da Ben Nicholas e David Tryhorn e distribuito da Netflix. Racconta la parentesi della carriera di Pelè che va dal suo esordio a soli 16 anni con la maglia del Santos nel campionato brasiliano, alla vittoria del mondiale Messico ’70, quando di anni ne aveva 30. È una storia di rivalsa, non solo di un atleta dato per finito a 29 anni, ma di un intero paese: il Brasile, la terra di Pelè e quindi del calcio, che grazie a Edson Antares do Nascimento (questo il nome di battesimo del campione) vinse due mondiali di fila, nel 1958 e nel 1962. Pelè trascinò la squadra verso la vittoria a soli 17 e 22 anni e portò il Brasile al centro di quell’attenzione mediatica mondiale che lo investì.

Il film tenta di mettere subito in sintonia il pubblico col personaggio principale mostrandoci il suo ingresso in scena con un girello usato dagli anziani per camminare. L’età non è più soltanto un numero. Il tempo passa anche per ‘O Rey, così soprannominato in tutto il mondo, e le immagini che ci vengono mostrate all’inizio, quelle dell’inaugurazione del mondiale ’70, sono ormai un lontano ricordo. C’è un continuo dialogo tra le immagini di repertorio che mostrano Pelè e i suoi compagni di squadra all’apice delle loro carriere e le scene tratte dal presente, come le interviste ai protagonisti ormai ultraottantenni, le quali potrebbero essere tranquillamente scambiate per quelle dei servizi al telegiornale in cui sessanta anni dopo dei vecchi compagni di scuola si rincontrano. Questo confronto col presente contribuisce a rendere il racconto più malinconico, assumendo le sfumature del fortunato The Irishman (Martin Scorsese, 2015) in cui Robert De Niro è ormai condannato allo stesso destino di Pelè: la sedia a rotelle.

Su Netflix Pelè: Il re del calcio

Pelè non è soltanto il calciatore probabilmente più forte di sempre, ma anche una delle prime star del calcio. Il documentario ci parla di quanto fosse celebre negli anni ’60, una fama che non era comune tra i calciatori del tempo. A fermarlo per strada non erano soltanto tifosi. Le ragazze europee, che in quegli anni stravedevano per i Beatles, desideravano un autografo di Pelè, stringergli la mano e ammirare dal vivo il sorriso che l’ha caratterizzato per tutta la durata della sua carriera, impregnata di quella celebrità prima sconosciuta ai calciatori. Un sorriso che era più una maschera, che un’espressione spontanea.

Nonostante la nostalgia che pervade l’intero film, il montaggio ha un ritmo serrato che nelle scene dei festeggiamenti del popolo brasiliano quasi trascina lo spettatore in una samba vorticosa, interrotta bruscamente dalla presa del potere del dittatore Mèdici, colpevole di migliaia di uccisioni e di sparizioni di uomini e donne del popolo, arrestati anche senza un vero motivo, diffondendo la paura nei cittadini. Pelè Il re del calcio intreccia in maniera decisa ed efficace la storia con la Storia, ovvero il racconto della vita del personaggio con quello degli eventi storici di metà ‘900. Un film sul calcio come tanti altri, interessante, non avvolgente come i biopic di Asif Kapadia, ad esempio Diego Maradona (2015), ma che incanta anche chi già conosce la storia del campione brasiliano.

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