Eurovision Song Contest – La storia dei Fire Saga, la recensione del film su Netflix

Su Netflix: Eurovision Song Contest - La storia dei Fire Saga, la recensione

Il 16 maggio si è diffuso, su diversi social media, un videoclip targato Netflix: Volcano Man. In un contesto surreale, a metà tra un prodotto esilarante e magnetico, la regina delle piattaforme streaming lancia il suo nuovo film: Eurovision Song Contest – La storia dei Fire Saga (qui il trailer), uscito il 26 giugno.

La voce cristallina, profonda e ipnotica di Rachel McAdams (Il caso Spotlight); le ambientazioni e i costumi trascendentali, che ben si sposano con il testo e l’interpretazione di Will Ferrell (oltre che attore, anche produttore del film, insieme ad Adam McKey, di cui a sua volta Ferrell aveva prodotto Vice). In meno di un minuto e mezzo, una campagna marketing estremamente pop, frizzante e fresca presenta l’intera atmosfera del film. Attira e prepara il pubblico a un’opera vistosamente sopra le righe, ma decisamente ammaliante.

Il concept parla di un giovane, Lars Erickssong. Fin da piccolo ha il desiderio (desire) di poter vincere all’Eurovision Song Contest, guidato dal forte bisogno (need) di dimostrare il proprio valore al padre e di far rinascere Hùsavìk, la piccola cittadina islandese dove vive. Per farlo, fonda i Fire Saga insieme alla sua amica di vecchia data Sigrit Ericksdòttir, innamoratasi di lui fin da bambina. È dunque una classica storia d’amore. Ricca di cliché, eppure funziona, differentemente da Yesterday. Infatti, nonostante il film di Danny Boyle e Richard Curtis si muova su binari pressoché simili, Eurovision Song Contest – La storia dei Fire Saga porta all’esasperazione gli stereotipi, anche grazie alla creazione di costanti contrasti, assenti invece in Yesterday.

Eurovision Song Contest - La storia dei Fire Saga

Nel prodotto di Netflix, la regia, rendendosi fluida e lineare, entra in contrasto con i dialoghi e le azioni, che sono al limite dell’assurdo. In questo modo, non crea un qualcosa di ridicolmente agghiacciante, ma un’opera frizzante. Ogni cliché nasconde al contempo il previsto e il surreale. Lo spettatore, anche quando sta per storcere il naso, viene improvvisamente travolto da sensazioni scoppiettanti. Rimane così immobilizzato davanti allo schermo. A contribuire a questo effetto ammaliante, le canzoni. Tra queste spicca My Home Town “Hùsavìk” per la bellezza del testo e la voce coinvolgente della McAdams, mixata a quella della cantante svedese Molly Sandén. Tuttavia, i brani che incantano irrimediabilmente il pubblico sono quelli che miscelano l’intensità della performance all’ironia della scena. Così facendo, catapultano le sequenze in un’atmosfera surreale. Atmosfera enfatizzata dalla bravura degli attori e anticipata dalla stessa promozione del film.

Eurovision Song Contest – La storia dei Fire Saga è un prodotto fresco. Sa utilizzare al meglio ogni tassello a sua disposizione, ma soprattutto diventa accattivante grazie alla sua stessa campagna marketing. L’uscita di Volcano Man prefigura l’ambiguità bipolare del prodotto stesso. Fa parlare di sé e ragionare prima ancora dell’uscita del film. Così Netflix incuriosisce i suoi utenti attirandoli alla visione. Inoltre, anticipandone le anomalie, permette allo spettatore di non rimanere stordito, ma colpito dalla “caleidoscopicità” che Eurovision Song Contest – La storia dei Fire Saga propone.

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