MARSEILLE – TRA L’IMBARAZZO E IL GROTTESCO

Marseille, serie tv prodotta e disponibile su Netflix da inizio maggio, ha deluso sia il pubblico che la critica. Come può Netflix, che distribuisce in tutto il mondo, permettersi di creare una serie tv definita un “prodotto europeo”? La questione da sottolineare però in questo caso non è la scelta del target o la delusione del pubblico al tipo di prodotto “locale”, la storia del sindaco di Marsiglia, ma è una vera e proprio mancanza, già dalla prima puntata, di una sceneggiatura incalzante. Otto puntate difficili da definire come un prodotto Netflix.

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Non è possibile fare alcun paragone con gli intrighi politici della serie timone di Netflix House of Cards ma neppure può esistere un confronto di scrittura tra i due protagonisti: Frank Underwood interpretato da Kevin Spacey, presidente degli Stati Uniti e Robert Taro, interpretato da Gerard Depardieu, sindaco della città portuale francese. Personaggi scritti male ma soprattutto interpretati in maniera grottesca. Una direzione alla fotografia che ricrea ambienti da soap opere di serie b. Intrighi politici ridimensionati all’interno della cittadina francese che diventa unione tra borghesia e ghetto: ma anche in questo caso l’atmosfera della periferia non è paragonabile a Gomorra o alla malavita di NarcosMarsiglia diventa piena di stereotipi peggio che a Scampia, come il plot amoroso tra la figlia del sindaco e il ragazzaccio del ghetto, insomma, una serie tv che è il tentativo fallimentare di unire gli elementi principali degli ultimi prodotti Netflix.

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