Frammenti dal passato – Reminiscence, la recensione: non è tutto oro quel che luccica

Frammenti dal passato - Reminiscence, la recensione

In un futuro devastato da un tracollo economico e ambientale l’umanità ha smesso di sperare nel domani, la possibilità di rivivere le gioie del passato è ormai la consolazione più desiderata e viene venduta a buon mercato grazie ad un sistema di riproduzione olografica dei ricordi. L’esordiente Lisa Joy scrive e dirige Frammenti dal passato – Reminiscence (trailer), un film di fantascienza distopico extralusso con un cast stellare e capireparto di altissimo livello per una produzione targata Warner, in cui però non è tutto oro quel che luccica.

L’America è ormai uno stato sommerso dalle acque, i vertici dei grandi grattacieli sono diventati monolocali in cui vivono circondati dall’acqua gli ultimi americani, solo i ricchi e potenti si possono permettere isole artificiali protette da potenti dighe e coltivare la terra o creare giardini fioriti è il simbolo del loro potere. Il surriscaldamento ha reso insopportabile vivere di giorno e l’umanità ripopola le strade solo nelle ore notturne. Gli ologrammi dei propri ricordi prima della devastazione ambientale sono il maggiore sollievo disponibile sul mercato, l’unica alternativa è una droga economica devastante che produce dipendenza irreversibile e schiavitù.

Nick Bannister, interpretato da un convincente Hugh Jackman in piena forma, cura un laboratorio di riproduzione olografica dei ricordi in cui lavora con l’amica ed ex commilitona Emily, una favolosa Thandiwe Newton rigenerata dal successo stepitoso di Westworld. Una sera si presenta senza appuntamento e all’ora di chiusura una donna misteriosa e sensuale di nome Mae, la carismatica Rebecca Ferguson, che chiede una seduta per ritrovare le chiavi smarrite. Si aprirà una spirale di passione fra Nick e Mae che ben presto si rivelerà una trappola diabolica come vuole la tradizione del genere noir.

Frammenti dal passato - Reminiscence, la recensione

La sceneggiatura parte quindi da un incipit classico e sempre gradito offrendo una costruzione narrativa che ripercorre i passaggi chiave del tradizionale cinema noir americano, evidenziando un legame intellettuale con il film di fantascienza più noir di sempre quale il capolavoro di Ridley Scott Blade Runner. La costruzione dei personaggi centrali ed il loro schema di sviluppo nell’arco narrativo sembra invece ricalcare Strange Days di Kathryn Bigelow da cui trae ispirazione per il protagonista, molto somigliante psicologicamente al quello interpretato da Ralph Fiennes, il guardiano della prima soglia interpretato da Thandiwe Newton, che rimanda alla tassista Angela Basset e la femme fatale Ferguson che ricorda chiaramente il personaggio di Juliette Lewis.

Lisa Joy, regista e unica sceneggiatrice del film, volta alto e si confronta con nomi ormai iconici del cinema di fantascienza, costringendoci a paragoni pericolosi con cui forse una regista agli esordi non dovrebbe per prudenza scomodare in modo così esplicito. La prima esperienza di regia di Lisa Joy è stata una puntata della pluripremiata serie HBO Westworld, in cui la Joy è pienamente coinvolta come creatrice del progetto, soggettista e sceneggiatrice, ma nonostante le buone premesse Frammenti dal passato – Reminiscence è caotico e tentennante ed il grande dispiegamento dei mezzi non aiuta l’autrice, anzi in un certo senso sembra confonderla ed impedirle di focalizzare su un punto chiaro la struttura del racconto.

La regia, dal punto di vista visivo e della direzione degli attori funziona piuttosto bene, ma la struttura del film ha diverse falle che pregiudicano la credibilità del racconto e impediscono una fluida immedesimazione nel contesto ambientale. Alcune scene, seppur belle, sono esageratamente lunghe e forse perfino gratuite, sembrano davvero concepite solo per dimostrare la capacità registica della Joy e faticano a restare coerenti con la linea della storia o l’economia del racconto. La trovata dei ricordi olografici infine è sviluppata in modo un po’ troppo superficiale, alcune cose non sono chiare e vi sono degli errori logici nella composizione dei ricordi che pregiudicano la credulità e spingono lo spettatore fuori dall’incanto della storia. Un film imponente nei mezzi ed ambizioso nella storia che pesa per scrittura e regia solo sulle spalle di un esordiente coraggiosa e visionaria ma che sembra non mostrarsi del tutto pronta per i mezzi e le possibilità concessele.

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