Leila e i suoi fratelli, la recensione: un nuovo volto per l’Iran

Leila e i suoi fratelli la recensione Un nuovo volto per Iran

Sull’Iran si sa ancora molto poco. Il ruolo del padre-padrone non preclude delle libertà soltanto alle donne ma, come in questo caso, riguarda un’intera famiglia, anche di uomini. Quella di Leila (Taraneh Alidoosti) è una famiglia povera, molto numerosa. In casa il padre, la madre, e Leila con i suoi quattro fratelli vivono a stretto contatto, non avendo sufficienti stanze separate. Leila si occupa dei genitori anziani mentre i fratelli sono continuamente alle prese con lavori saltuari e poco retribuiti. Il capofamiglia, Esmail (Saeed Poursamimi), è un padre testardo che vuole fare colpo sui cugini straricchi e, pur di fare bella figura, compra abiti eleganti per sé ignorando completamente la vita dei propri figli. Lo scontro, nel film Leila e i suoi fratelli (trailer), è tra ricchi e poveri, genitori e figli, società e individuo. La società è vista tutta nelle azioni e nei dialoghi dei personaggi, che si riferiscono ad un “fuori” che si vede molto raramente.

L’espediente narrativo di raccontare mostrando luoghi chiusi e intimi è molto usato nel cinema iraniano. «È molto difficile fare un film in Iran.» ha affermato il regista Saeed Roustaee al Festival di Cannes del 2022. «È molto costoso e ci sono molte restrizioni. Non è per niente facile fare un buon film. Quindi molte persone girano i film in aree chiuse, come in una casa ad esempio. Per questo le persone pensano già che ci sia una simbologia dell’intera nazione, quando vedono una casa.»

Leila e i suoi fratelli la recensione Un nuovo volto per Iran

La casa in questo film è un luogo in cui si torna molto spesso. In cui la storia prosegue nei piccoli gesti quotidiani e nelle piccole conquiste dei personaggi, ma in cui la tensione la fa sempre da padrone. La regia restituisce il senso di claustrofobia, di tensione e di continua attesa che provano Leila e i fratelli. Il film, nonostante la lunga durata, tiene insieme la drammatica armonia tra i desideri irrealizzabili dei singoli personaggi, con scene più lente, fatte anche solo di sguardi, e le scene corali, in cui i cinque fratelli discutono e si accavallano tra loro. «In un ambiente così piccolo,» afferma il regista nell’intervista rilasciata sul sito di I Wonder Pictures (casa di distribuzione del film in Italia) «non esistono la privacy e gli spazi personali, non si è mai lontani dagli sguardi altrui. Si è sempre insieme. Per forza, poi, la vita è caratterizzata da tensioni e aggressività – quando non si possono avere segreti e non ci si può allontanare dai propri cari, non ci si fanno più scrupoli nelle interazioni con loro.»

La tensione sale fino a quando il padre Esmail decide di partecipare al matrimonio di uno dei cugini e regalare loro 40 monete d’oro, e lo scontro diventa inevitabile. Per ottenere quelle monete, Esmail ha messo a repentaglio la vita stessa dei suoi figli, togliendo loro molte possibilità di lavoro o istruzione. Leila prova un profondo odio per il padre e gli sbatte in faccia tutto questo, mentre i fratelli cercano di difenderlo. Primo tra tutti Alireza (Navid Mohammadzadeh), che prova un legame profondo verso il padre, tanto da cercare sempre la sua approvazione e spesso rinunciare anche a sé stesso. È proprio Alireza a portare avanti l’idea del padre, per quanto malsana, solo per farlo felice. Dovranno andare a quel matrimonio e Leila dovrà compiere una scelta importante ed inaspettata. Un vero punto di rottura con il padre.

Leila e i suoi fratelli è un film perfettamente calato nella società iraniana di oggi. Se la casa simboleggia la società, il padre Esmail può simboleggiare il governo stesso, che non dà possibilità economiche e non accetta le donne. La scelta di Leila non andrà a buon fine e ogni tentativo di rivalsa sociale dei cinque protagonisti peggiorerà solo le cose. La reazione a catena non lascerà spazio a fraintendimenti sulla drammaticità di un sistema economico sempre più in crisi come quello iraniano.

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