La Favorita: il sintomo della nuova direzione autoriale di Lanthimos?

In occasione dell’imminente uscita nelle sale di Poor Things, film del regista, sceneggiatore e produttore greco Yorgos Lanthimos, possiamo contare ben 5 anni dal suo ultimo film che ha, anch’esso, Emma Stone tra i protagonisti. Il film in questione è La Favorita (trailer) uscito nelle sale cinematografiche italiane il 24 gennaio del 2019. Tra le caratteristiche del film, che lo rendono un prodotto decisamente differente rispetto ai precedenti, c’è sicuramente il fatto che La Favorita sia un film in costume; con una matrice storica che il regista ha deciso volontariamente di stravolgere in linea con il suo timbro autoriale.

I film di Lanthimos sono, di fatto, riconducibili a una poetica estetica e tematica ben precisa che, in questo caso, riconosciamo solo in parte. Agli elementi fortemente allegorici di The Lobster (2015) e all’ermeticità di Il sacrificio del cervo sacro (2017), La Favorita mette in scena una storia intellegibile che si delinea attraverso dinamiche decisamente riscontrabili anche nella nostra attualità. Forse proprio in quanto storia vera che, nella scrittura, non presenta l’operato del regista ma di colei che -per prima- ha portato alla luce il burrascoso rapporto creatosi tra le tre donne protagoniste della vicenda. Difatti, già nel 1998, Deborah Davis aveva scritto una prima bozza del film, al tempo senza avere alcuna esperienza di sceneggiatura, riuscendo infine a lavorare al soggetto solo nel 2018, affiancata dallo sceneggiatore e regista Tony McNamara.

Ciò che rimane invariato -però- è il carattere grottesco, onnipresente in tutte le pellicole di Lanthimos, che emerge attraverso il corpo della protagonista, la regina Anna d’Inghilterra (Olivia Colman), per poi “contagiare” anche le altre due protagoniste della vicenda: Sarah e Abigail Hill (interpretate rispettivamente da Rachel Weisz ed Emma Stone). Per Anna e Sarah la conseguenza di questa lotta per il potere -travestito da triangolo amoroso- si mostrano attraverso un declino del corpo: le condizioni fisiche di Anna continuano a peggiorare progressivamente e Sarah risulta irrimediabilmente sfigurata. Al contrario, per Abigail l’elemento grottesco viene tradotto come parte della sua vera natura che, alla fine, non ha più bisogno di celare ed esplode all’ennesima potenza nelle scene conclusive del film.

Un altro elemento che rende La Favorita un film decisamente innovativo all’interno della produzione del regista è il ribaltamento dei ruoli sociali. All’interno della corte, infatti, vediamo il dislocamento del potere che dalle mani degli uomini passa alle donne. I politici appaiono truccati, indolenti ed incapaci di far valere le loro ragioni se non tramite un accordo con l’una o l’altra donna -ovvero Sarah e Abigail- consci della loro totale impotenza di fronte ai capricci della regina. Relegati ai margini della narrazione questi uomini appaiono come bambini poco cresciuti, soprattutto se mettiamo a confronto i loro “piani” con le machiavelliche battaglie -senza esclusione di colpi- ingaggiate dalle due donne. Una trovata che rappresenta chiaramente un falso anacronistico ma che non è l’unica incoerenza con gli usi e i costumi tipici del genere.

Difatti, all’interno della narrazione spicca anche il linguaggio, decisamente moderno -soprattutto nell’uso di parolacce- e non consono al tempo in cui si svolge la narrazione, ovvero all’ inizio del XVIII secolo. Elemento che viene chiaramente ripreso nella serie televisiva statunitense The Great uscita nel 2020, liberamente basata sull’ascesa come imperatrice di Caterina II di Russia. La serie deve molto al film di Lanthimos (non a caso l’attore Nicholas Hoult è presente in entrambi i prodotti audiovisivi) seppur non riesca -o forse non ha come obiettivo quello di riuscire- ad eguagliare esteticamente il film. In La Favorita ogni scena risulta magnetica, diretta conseguenza delle soluzioni visive utilizzate dal regista, tra cui: un uso massiccio di obiettivi grandangolari e del fish-eye, così come la presenza di dissolvenze incrociate, elementi in grado di apportare pathos anche la scena più “classica”.

In conclusione possiamo constatare l’eccelso lavoro di Lanthimos nel mettere in scena un film così lontano dal suo “ideale” di sceneggiatura, riuscendo a renderlo riconoscibile, personale e decisamente anticonvenzionale. Ciò indica anche come La Favorita lavori attraverso una ri-mediazione di immaginari mettendo in scena sì delle donne ma soprattutto (come emerge prepotentemente da alcune dichiarazioni rilasciate dal regista in alcune interviste) delle persone. Anna, Sarah e Abigail sono dei personaggi complessi, contorti e persino ridicoli ma decisamente impossibili da giudicare in maniera binaria. Inoltre, anche il suo ultimo film sembra aver preso questa direzione contenutistica, ovvero porre l’attenzione sul mondo femminile e rappresentarlo eliminando ogni forma di cliché per riuscire a rappresentare non semplicemente la donna in sé quanto un essere umano.

SITOGRAFIA:

La Favorita, Lanthimos conferma la sua visione cinica e beffarda dell’umanità, «WIRED», scritto da Gabriele Niola, https://www.wired.it/play/cinema/2019/01/23/la-favorita-recensione/

LA FAVORITA, «Lo Specchio Scuro», scritto da Cristiano Ciliberti, https://specchioscuro.it/la-favorita

La Favorita | Intervista a Yorgos Lanthimos, https://www.youtube.com/watch?v=3SiQILuQ19A&ab_channel=20thCenturyStudiosItalia

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