Il laureato, 55 anni dal film cult di Mike Nichols

Il laureato

Il 20 dicembre del 1967, a New York avvenne la premiere mondiale de Il laureato (trailer), diretto da Mike Nichols e basato sull’omonimo romanzo di Charles Webb. Candidato a sette premi oscar, il film fu un vero e proprio campione d’incassi; una produzione indipendente che fece guadagnare al suo piccolo distributore quarantanove milioni di dollari, a fronte di una spesa di soli tre. Negli anni Sessanta, dopo la dura crisi finanziaria che attraversò gli studios hollywoodiani, furono i film sulla controcultura giovanile, dall’esempio de Il laureato, a ottenere il maggiore successo in sala.

Il laureato parla direttamente ai giovani dell’epoca, in quanto prende chiaramente ispirazione dalla cultura dell’alienazione giovanile degli anni Sessanta. Celebra la controcultura, evocando al contempo un senso di oppressione e di libertà; per questo esercitò così tanto fascino all’epoca, tanto da diventare un film di culto. Allo stesso tempo, ancora adesso la pellicola sembra parlare ai giovani, evocando quel senso di alienazione, familiare oggi più che mai. Molte delle scene del film sono impresse nell’immaginario collettivo, in modo particolare la sequenza finale, tanto da essere ormai diventate qualcosa a sé stante, un’immagine “simbolo”, slegata dal suo contesto di appartenenza. È questo uno dei motivi per il quale del film si parla ancora oggi, insieme al fatto che esso ebbe la grande lungimiranza di anticipare i fermenti giovanili di ribellione che esplosero da lì a pochi mesi nelle grandi contestazioni del 1968. È indubbio che la fortuna della pellicola si deve anche alle interpretazioni dei protagonisti, primi fa tutti quella di Dustin Hoffman, al suo primo ruolo cinematografico importante, che lo consacrò come uno degli attori più importanti della sua generazione. L’attore premio oscar interpreta Benjamin Braddock, un ventenne appena laureato, nel mezzo della sua crisi esistenziale. 

Benjamin dopo aver terminato gli studi torna a casa dalla sua famiglia in California, dove inizia a subire le forti pressioni di tutti quelli che lo circondano, e a sentire la paura e la preoccupazione per il suo futuro, che torna ossessivamente nel corso di tutto il film. Un futuro che Benjamin per sé vorrebbe diverso, ma che altri al posto suo hanno già deciso sarà “di plastica”. Gli viene infatti offerto, all’inizio del film, di lavorare nel settore della plastica: l’epitome di tutto ciò che è falso, innaturale e superficiale. Il mondo dei genitori è, infatti, presentato come un mondo di plastica, brillante, frivolo e finto come l’interno dell’acquario nella camera di Benjamin. La sua figura talvolta è inquadrata proprio attraverso il vetro di quell’acquario a sottolinearne la profonda alienazione. Benjamin si lascia trascinare da “le cose che capitano” e finisce per intraprendere una relazione con un’amica dei suoi genitori, la seducente Mrs. Robinson (Anne Bancroft). Dopo mille passi indietro e poi avanti, Benjamin si innamora della figlia dei Robinson, Elaine (Katharine Ross), ormai succube di quel “gioco dove le regole non hanno alcun senso”. Il senso di disagio opprimente provato dal protagonista è reso magnificamente dalla colonna sonora, un’altra novità importantissima per il cinema dell’epoca, con canzoni rimaste nella storia ed eseguite da Simon & Garfunkel

Ne Il Laureato viene continuamente sottolineata l’incomunicabilità tra i giovani e gli adulti: Benjamin non riesce a farsi capire dai suoi genitori, né a comunicare con la signora Robinson, con cui cerca continuamente un dialogo. Non a caso gli adulti non hanno un nome, rimangono figure in controluce, sagome sullo sfondo.

Benjamin non tenta la rivoluzione, non è ancora il Sessantotto e forse non è pronto per cambiare il mondo, ma anche lui è tra quei giovani della fine degli anni Sessanta che si ribellano perché non si sentono più compresi. Non intraprende quindi quella carriera della plastica che gli adulti avevano pensato per lui. La fuga finale de Il laureato è frutto di una fantasia romantica, segna una rottura con il conformismo imposto dalla società. Eppure un senso di disagio continua ad alleggiare sulle ultime immagini di Benjamin ed Elaine in autobus, con il nostro sguardo fisso insieme a quello di tutti i presenti nel bus, mentre in sottofondo risuona The sound of Silence.

Quella dei due giovani è una fuga inconsapevole, non hanno un reale progetto. È ancora forte quel senso di disagio che accompagna Benjamin dall’inizio del film, un sentimento che adesso investe anche Elaine. Dopo quella fuga grottesca e surreale i due giovani si ritrovano di colpo nella realtà e sono costretti a fare i conti con un futuro che è ancora terribilmente incerto. Un futuro incerto ma che almeno non è fatto di plastica.

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