#FEFF25: The Night Owl, la recensione del film di Ahn Tae-Jin

The Night Owl (trailer) è un film che si colloca nel contemporaneo successo del cinema sudcoreano: in un quarto di secolo l’industria cinematografica di Seul è diventata un punto di riferimento non solo per il mercato dell’Estremo Oriente, ma per tutto il mondo. E’ davvero impressionante constatare che solo 25 edizioni fa, al Far East Film Festival di Udine, si scopriva il nuovo cinema coreano che, lontano dai canoni del cinema difficile o del melodramma, esplorava temi nuovi per la sua piccola industria come il thriller o l’azione. Opere storiche come Shiri di Je-kyu Kang o Tell me Something di Yun-hyeon Jang fanno il giro del mondo e lasciano un segno indelebile, permettendo al cinema coreano di conquistare il mercato internazionale e diventare a conti fatti l’industria che oggi conosciamo. La stabilizzazione definitiva di questo universo avviene pochissimo tempo fa con la serie televisiva Squid Game di Hwang Dong-hyuk, il trionfo a Cannes e poi alla notte degli oscar di Parasite di Bong Joon-ho. Oggi, la Corea del Sud, pur avendo una piccola industria, è una delle nazioni più richieste ai festival e sicuramente uno dei paesi più gettonati nelle categorie di nicchia dei canali streaming e delle programmazioni crossover o arthouse delle sale occidentali.

Il film è ambientato nel 1645, durante una profonda crisi di potere del regno. Il giovane agopuntore Kyung-soo (Ryu Jun-yeol), che opera in un piccolo villaggio come assistente di alcuni medici arroganti, viene scelto da alcuni emissari per entrare in servizio come medico nel palazzo reale. Il ragazzo possiede un incredibile talento: egli riesce a capire alcune patologie ascoltando il solo respiro ed il battito cardiaco dei suoi pazienti ed è incredibilmente empatico e preciso nell’uso degli aghi. Inoltre, Kyung-soo è cieco e questo lo rende più facilmente utilizzabile nelle stanze della regina madre o delle concubine. In verità il ragazzo è affetto da emeralopia, una patologia che rende la persona cieca alla luce del Sole, ma vedente in condizione di oscurità.

Kyung-soo ha sempre preferito tacere sulla sua reale condizione per rendere più semplice il suo rapporto con le altre persone, ritenendo più semplice essere cieco agli occhi di tutti che cieco di giorno e vedente di notte. Una volta arrivato al palazzo reale, questa sua peculiarità si rivelerà ben presto fondamentale: nel giro di poche notti, il giovane ed abile agopuntore si ritroverà nel mezzo di una cospirazione ai massimi livelli di potere, che porterà alla morte del principe ereditario e ad una caccia all’assassino che stravolgerà, in una sola notte, le fondamenta del regno. Un film di pregevole fattura, perfetto nelle maestranze e ritmato nella scrittura, che non annoia mai e coinvolge lo spettatore dalla prima scena all’ultima. L’ambientazione è molto suggestiva, gli interpreti perfettamente in ruolo e la cospirazione avvincente: non si può che fare il tifo per l’abile agopuntore che fra le luci del giorno e della notte deve districarsi tra cospiratori ed assassini, fino ad assumersi la responsabilità di salvare il regno dalle ombre del male.

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