One Night in Miami…, la recensione del film su Amazon Prime Video

One Night in Miami...

Nel febbraio 1964 andò in scena dalla Convention Hall di Miami Beach quello che è ricordato come uno dei più memorabili match di pugilato di sempre: un appena ventiduenne Cassius Clay, che di lì a poco avrebbe lasciato il suo nome “americano” per quello di Muhammad Ali, già premiato con la medaglia d’oro di Roma 1960 nella categoria dei mediomassimi, sconfisse il controverso campione Sonny Liston. La sera stessa Clay festeggiò la vittoria del titolo mondiale dei pesi massimi, non senza la presenza di tre cari amici noti al pubblico tanto quanto lui: l’attivista Malcolm X, il cantante Sam Cooke e il giocatore di football Jim Brown. One Night in Miami… (trailer) è l’opera d’esordio alla regia di Regina King, che sceglie di ricreare quella mitica notte facendoci entrare nella stanza dell’Hampton House Motel, dove i quattro che si erano riuniti finirono per riflettere sul loro status di neri in America, proprio in una giornata così importante come quella. Prodotto da Amazon e presentato a Venezia77, il film è arrivato su Amazon Prime Video il 15 gennaio.

Non è inopportuno parlare di quella notte come un mito, perché il periodo in cui avvenne fu di importanza cruciale per le vite dei suoi protagonisti: Cassius Clay (Eli Goree) saliva sul tetto del mondo mentre meditava di convertirsi all’Islam, aspirando a diventare membro della NOI, l’organizzazione afroislamica portata in alto dalle predicazioni di Malcolm X (Kingsley Ben-Adir). Quest’ultimo però, proprio in quel frangente se ne stava discostando definitivamente, interrompendo un legame di militanza che durava da dieci anni e progettando di aprirsi a una nuova fase religiosa e politica; Jim Brown (Aldis Hodge) provava ad approcciarsi al mondo del cinema e Sam Cooke (Leslie Odom Jr.) viveva l’apice della sua carriera musicale.

One Night in Miami...

È nelle sequenze che si svolgono all’interno della stanza del motel che si rivelano maggiormente le origini teatrali di One Night in Miami…, tratto dall’omonima pièce di Kemp Powers, sceneggiatore del film. Il nodo drammatico viene individuato subito nei diversi modi con cui perseguire l’integrazione e la convivenza dei neri con i bianchi negli Stati Uniti. Nel gruppo lo scontro verbale – e a momenti anche fisico – delinea due schieramenti: da una parte Malcolm X, sostenitore della soluzione radicale della lotta aperta, contrario al compromesso e appoggiato dall’entusiasmato giovane campione del mondo; dall’altra Cooke, che con favore di Brown non condividono il centralismo partitico della NOI, tra l’altro responsabile di azioni che ne contraddicevano la morale.

La stessa organizzazione pedinava Malcolm X al pari dell’FBI, un elemento ben accennato dal film e a cui gli altri tre amici stentavano a credere, poiché non comprendevano fino in fondo la situazione di pericolo che minacciava l’attivista. Viceversa, Malcolm X non riusciva a vedere alcuna soluzione politica nella strategia di indipendenza economica che Cooke stava rincorrendo. Il tema del successo di personaggi afroamericani nell’ambito di una società ancora largamente e inconsciamente segregazionista viene qui esplorato mediante le opinioni di tali famosi esponenti. Come interpretare la notorietà acquisita? Concepirsi come “armi” secondo l’idea di Malcolm X oppure – come vorrebbe Cooke – individui indipendenti in grado di battere i bianchi sul loro stesso terreno? I due portatori di queste idee, diverse ma animate da un uguale risentimento, morirono nel giro di un anno dalla serata che One Night in Miami… ha riportato all’attenzione.

Ecco la natura mitica di quell’incontro: in un momento di passaggio così determinante per l’intero movimento per i diritti civili dei neri, autorevoli suoi rappresentanti provenienti dallo sport, dalla musica, dalla politica, ebbero l’occasione di discutere su come si stesse configurando la loro immagine, il loro apporto e di conseguenza il loro futuro nel panorama sociale e mediale americano. Che avesse il volto “amichevole” di Sam Cooke o quello irruento di Malcolm X, che si manifestasse nel passaggio dallo sport al cinema di Jim Brown, o nel performer carismatico e sfacciato dentro e fuori dal ring come Muhammad Ali, il Potere nero si stava facendo spazio.

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