#FarEastFilmFestival24: Escape from Mogadishu di Ryoo Seung-wan

Somalia, 1991, nella capitale Mogadiscio sta per divampare la guerra civile contro la dittatura di Siad Barre, gli ambasciatori delle due Coree vivono la loro attività diplomatica fra contrasti pubblici e piccoli sabotaggi curati dai servizi segreti reciproci. Mentre quasi tutte le altre nazioni cominciano l’evacuazione, le due ambasciate coreane devono confrontarsi con il problema di non essere ancora riconosciute formalmente da buona parte dei Paesi del mondo e di non avere diritto ad un proprio volo di fuga o quantomeno a un volo di linea. Mentre lo Stato del Mogadiscio va a fuoco i diplomatici delle due coree devono decidere se mantenere la tensione o stabilire una tregua collaborando contro la volontà dei loro governi per salvarsi la vita.

Ma pur superando l’ostacolo ideologico, quasi insormontabile, di una tregua, c’è ancora la parte più difficile da compiere: attraversare i posti di blocco dei militari corrotti e fedeli alla dittatura senza però più risorse di liquidità e superare gli altrettanto insidiosi posti di blocco della ribellione più propensi a giustiziare i diplomatici come collaborazionisti della dittatura. Ammesso e non concesso di riuscire a superare vivi i diversi tipi di posti di blocco c’è ancora il problema di un volo sicuro per uscire dalla nazione, ma forse basterà raggiungere l’ambasciata italiana per chiedere aiuto.

Basato sulla vera storia della fuga dei diplomatici coreani dalla Somalia e sull’intervento dell’ambasciata italiana, Escape From Mogadishu (trailer) di Ryoo Seung-wan è uno spettacolare film d’azione che non perde tempo in derive troppo ideologiche. Si concede solo delle conclusioni pacifiste ammirabili, per focalizzarsi sulla tensione della storia e la capacità degli attori, regalandoci scene d’azione di altissimo livello ed un ottima resa drammatica del racconto, che riesce a non stancare mai lo spettatore. Sorprende inoltre vedere l’Italia fare il ruolo tipico degli americani in un blockbuster internazionale senza dover pagare il prezzo dei luoghi comuni e dei clichè.

Il regista Ryoo Seung-wan è al suo sedicesimo film ed è specializzato in pellicole d’azione a sfondo storico politico e storie drammatiche ad alta densità di violenza. Il suo blockbuster The Berlin File già dedicato ad un fatto di controspionaggio fra le due Coree avvenuto in Germania, è stato un successo commerciale internazionale. Nella parte dell’Ambasciatore sudcoreano troviamo il capace Kim Yoon-seok, già noto in patria per altri film a sfondo politico o storico come 1987 – When the Day Comes o Namhansanseong. Nella parte dell’Ambasciatore nordcoreano troviamo invece il maturo Joon-ho Huh, con una robusta carriera nelle serie televisive nazionali ed alcuni blockbuster come Illang – Uomini e lupi (dal manga Jin-Roh) e Gyul-baek. Ma il ruolo più dinamico spetta alla star sudcoreana In-Sung Jo, ex fotomodello e oggi attore e cantante di grande successo, che interpreta il ruolo del primo segretario dell’Ambasciatore sudcoreano, in realtà agente segreto sotto copertura.

Escape From Mogadishu è un prodotto d’azione di altissima qualità che regge il confronto con la produzione americana e nello stesso tempo ci offre l’opportunità di conoscere una storia in cui siamo stati determinanti non solo per salvare vite umane, ma anche per aprire una via di dialogo fra due fronti politici che separano da anni una grande nazione dell’estremo oriente.

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