Creed III, la recensione: ritorno sul ring

Creed III

Prosegue la saga cinematografica più famosa sul pugilato con Michael B. Jordan che dà volto protagonista della stagione di Creed prende ora in mano il progetto che affonda le radici negli anni Settanta, debuttando alla regia con Creed III (trailer). La sintesi tra un’eredità che arriva dritta dalla New Hollywood e la dovuta risistemazione dei pugili neri con il new black cinema giunge a un suo ulteriore consolidamento, e porta con sé una significativa novità: per la prima volta in tutto il franchise di Rocky, Sylvester Stallone non compare né come interprete, né come sceneggiatore, ma continua ad agire sull’universo da lui creato in qualità di produttore.

La sfida che Adonis (Michael B. Jordan) si trova a fronteggiare arriva direttamente da un passato non semplice, in cui l’essere afroamericani determinava un maggiore motivo di rischio, una sfida che porta il nome di Damian “Dame” Anderson (Jonathan Majors), un vecchio amico appena uscito da vent’anni di carcere. Quest’ultimo risale in superficie fino al punto più alto della casa di Los Angeles di Adonis, nel frattempo diventato campione del mondo e ora allenatore e organizzatori di incontri, oltre che marito di Bianca (Tessa Thompson) e padre di Amara (Mila Davis-Kent). Damian “invade” questo spazio idilliaco costruito intorno al protagonista, presentandosi come una sorta di doppio rimosso da Adonis e dalla società, determinato a prendersi il titolo mondiale dei pesi massimi per avere l’occasione che gli era stata sottratta in passato.

Creed III

A fronte di una prima parte di film che si prende il tempo necessario per spiegare un nucleo drammatico di estremo interesse, con il suo incedere sembra perdere lucidità nel trattare alcuni espedienti tipici del genere pugilistico nonché quei riferimenti alle altre opere del franchise, disseminati lungo tutto il film. Da un altro lato, Creed III porta avanti una inarrestabile progressione rispetto alla resa grafica dei match di pugilato, puntando a dei livelli di spettacolarità che con sequenze e combinazioni sul ring rasentano l’esperienza videoludica, sia sotto il profilo più puramente estetico, sia quello della costruzione effettiva dell’incontro.

La vera firma del regista sul film riguarda probabilmente questo ambito, per il quale su sua stessa dichiarazione ha rivelato di essersi ispirato al mondo della serialità d’animazione giapponese: da opere come Dragon Ball e più nello specifico di anime sul pugilato quali Hajime no Ippo e Megalo Box per le modalità di ripresa degli incontri, fino ad altri come Naruto per quel che riguarda i discorsi sull’amicizia di due personaggi che seguono strade completamente diverse e che infine danno vita a uno scontro finale carico di emozioni contrastanti.

Jordan ha confermato un quarto capitolo della saga di Creed, e non si può fare a meno di notare che Creed III coltivi molti spunti per nuove trame che il più grande franchise cinematografico sul pugilato può e deve aspirare a trattare.

Al cinema dal 2 marzo.

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