Brigitte Bardot, l’anti-Garbo del cinema francese

Brigitte Bardot attrice

Trovatasi a fare l’attrice più per caso che per scelta, Brigitte Bardot si è fatta largo nel panorama cinematografico francese e l’ha visto cambiare, in maniera radicale. Una ninfa ambigua? Una sex symbol immorale? Sono tante, forse troppe, le accezioni che le sono state affibbiate. Cosa c’era realmente dietro a quel broncio ingenuo e al tempo stesso malizioso che ha stregato una nazione intera?  

Nata il 28 settembre 1934 a Parigi, Brigitte Bardot vive la sua infanzia in un contesto alto-borghese. A 15 anni è già iscritta al Conservatorio della sua città, dove si avvicina alla danza classica. In quegli stessi anni, grazie ad alcune conoscenze di sua madre, finisce sulla copertina di Elle. Questo sarà un punto di non ritorno: comincia ad essere ammirata da uomini e da donne. Viene notata dal Marc Allégret che vuole scritturarla per un suo film (che non va in porto) e, in quella stessa occasione, Bardot conosce l’assistente del regista, Roger Vadim. Da lì la vita della ragazza cambia radicalmente: Vadim sarà il suo primo marito, nonché la persona che più di tutte la spingerà a seguire la strada da attrice. L’inizio della carriera di Brigitte Bardot non è dei più floridi. Ottiene un piccolo ruolo ne Le Trou normand (1952, Jean Boyer) e partecipa ad una serie b-movies. Nel 1953, grazie alle influenze di suo marito e a qualche copertina conquistata, viene invitata al festival di Cannes. Nonostante il poco successo ottenuto come attrice, Vadim la spinge a continuare la sua carriera e nel 1956 la rende protagonista del suo film: Piace a troppi.  

Vadim creò una specie di documentario sull’attrice, il suo scopo era di far recitare Brigitte il meno possibile, di spingerla ad essere esattamente quello che era, a sua detta «Brigitte non recita, è». Voleva fare di lei “il sogno di ogni uomo sposato”. Il film non ebbe in Francia il successo sperato, fatta eccezione per qualche giudizio positivo da parte di illustri personaggi (Jean Cocteau e Jacques Prévert). Ma quando le immagini delle gambe e dei piedi nudi di Bardot arrivarono negli Stati Uniti, l’aggressione selvaggia al perbenismo sessuale dei borghesi rivoluzionò l’ordine delle cose. Brigitte sconvolse il paese in cui vigeva ancora il Codice Hays. Fu uno choc profondo. Molti governatori degli Stati razzisti del Sud misero in atto delle misure per vietare ai “colored” l’accesso alle sale cinematografiche che programmavano il film, per evitare di “infiammarne i sensi”. Le varie associazioni femminili che difendevano la decenza e la morale manifestavano regolarmente in modo violento per impedire agli spettatori l’ingresso nelle sale, condannandoli pubblicamente. Ma questo non bastò a tenere il pubblico lontano dai cinema. Bardot si mostrava sullo schermo palpitante e fremente e gli spettatori rimanevano inchiodati davanti al magnetismo del suo sguardo e alla luminosità del suo aspetto.  

brigitte bardot diva

Nel 1962 la guerra d’Algeria, come in precedenza quella di Indocina, volge al termine. La Francia finalmente respira, libera. Il periodo dei ricatti terroristici, delle minacce di attentati è finalmente giunto al termine. L’atmosfera si caratterizza per leggerezza e grazia e Brigitte è padrona di entrambe. Sfrontata e disinibita, predica la felicità del momento, la libertà sessuale e del piacere. Regina della scena mondana di Saint-Tropez, femminista e militante inconsapevole, preannuncia il maggio ‘68, la fine delle imposizioni e il rifiuto dei tabù. Figlia del suo secolo, sulle tracce di Marlon Brando, James Dean e Marilyn Monroe, celebra l’avvento della giovinezza e della freschezza. È il simbolo sfrontato del suo secolo. Un anno dopo, nel 1963, esce al cinema Il disprezzo di Jean-Luc Godard. È uno dei primi set “impegnati” in cui Bardot si trova a recitare e questo, inizialmente, la spiazza. Godard non vuole fare di lei il mero oggetto sessuale in mano agli spettatori, e riesce a trasformare la “valorizzazione sexy” della donna richiesta dai produttori in una delle più belle scene d’amore del cinema. Il critico cinematografico Antoine de Baecque ha affermato: «Se non rimanesse che un unico film di Brigitte Bardot, sarebbe evidentemente Il disprezzo ».

Quando il tumultuoso “Effetto Bardot” spiazzò la Francia erano in molti a considerare la diva il frutto dell’immoralità di un’epoca. Vera. Sessuale. Emancipata. La Bardot spaventava. Non poteva che sembrare diabolica alle donne umiliate e minacciate dalla sua bellezza, o agli uomini che non avevano il coraggio di ammettere di essere vittime della sua prorompente forza seduttrice. Ma Bardot non ha nulla della donna malvagia, il suo volto è franco, lei è genuina. Brigitte Bardot non strega: agisce. È l’anti-Garbo e l’anti-Marlene per eccellenza. Il suo erotismo non è un erotismo magico ma aggressivo. Toglie alle donne la magia, lasciando loro come unica arma la bellezza, rimanda gli uomini alle loro stesse pulsioni e alla sola schiettezza del desiderio sessuale. Dire che Brigitte Bardot incarna l’immoralità di un’epoca significa ammettere che il suo personaggio pone in discussione alcuni tabù propri dell’epoca stessa, soprattutto quelli che negano alla donna l’autonomia sessuale. Amore, erotismo, senza mistificazioni, se un mito s’incrina tutti i miti sono in pericolo. Chi riuscirebbe mai a guarire Brigitte Bardot dalla sua più grande qualità che è l’autenticità? Nessuno. Ella non si ferma al ruolo, che lusinga gli uomini e tranquillizza le donne, della ragazza sperduta ed ingenua da addomesticare. Appare invece come una forza naturale, pericolosamente sincera, che agisce a modo suo.  

brigitte bardot icona

Siamo nel 1973 Brigitte ha 39 anni ed è il suo quarantatreesimo film. Con fermezza annuncia al suo agente artistico di non voler più lavorare nel cinema. Decide di dedicare tutto il suo tempo, tutte le sue energie agli animali. Si espone pubblicamente in televisione per denunciare l’insostenibile crudeltà dei mattatoi. Ma nessuno, in un primo momento, la prende sul serio. Del resto, quando le “bambole” iniziano a pensare, i negozianti di giocattoli le tolgono dalla vetrina. Impiega quasi tre anni per creare la fondazione animalista che porta il suo nome e che oggi conta più di 70.000 membri in tutto il mondo. Abbandonando la carriera nel cinema decide di dare alla sua vita un valore nuovo, diverso.  

Nonostante si sia oramai allontanata dalle scene, è indubbio che Brigitte Bardot sia rimasta tutt’oggi un’icona indimenticabile del cinema. Cosa ci ha lasciato in eredità una figura come la sua? Di certo non la schiera di mariti che hanno tentato di possederla, sicuramente non tutti i gossip che una stampa, spesso inclemente, ha fatto circolare sul suo conto, e neanche alcune sue idee politiche (e non) che potrebbero essere considerate estreme. Brigitte Bardot ci ha lasciato una nuova idea di diva, spontanea, emancipata e, soprattutto, moderna.  


BIBLIOGRAFIA:

-Henry-Jean Servant, Io, Brigitte Bardot, Mondadori Electa

-Simone de Beauvoir, Brigitte Bardot. Dialogo e fotografie, Ghibli

-Enrico Giacovelli, Brigitte Bardot, Gremense Editore

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