#RomaFF18: All Of Us Strangers, la recensione del film di Andrew Haigh

all of us strangers recensione

Presentato tra i film “a sorpresa” della sezione Alice nella Città in collaborazione con la 18ᵃ Festa del Cinema di Roma, All Of Us Strangers (trailer) è il nuovo film del regista inglese Andrew Haigh. Adattato liberamente dal romanzo Strangers (1987) di Yamada Taichi, Haigh ha sviluppato la storia in chiave semi-autobiografica e, soprattutto, queer, attingendo alla propria esperienza.

Il film vede come protagonista Adam (Andrew Scott) sceneggiatore londinese alla ricerca di ispirazione e delle parole giuste per raccontare una storia sui suoi genitori (Jamie Bell e Claire Foy), morti 30 anni prima in un incidente d’auto. Egli vive in un palazzo praticamente deserto e una sera incontra l’altro unico inquilino, Harry (Paul Mescal), con il quale ben presto inizia una relazione sentimentale; nel frattempo, fa anche visita alla vecchia casa d’infanzia, dove troverà i suoi genitori entrambi in vita, dall’aspetto ancora fermo a quando sono morti, con i quali proverà a riallacciare i rapporti.

Il regista inglese fa una profonda e intricata riflessione sulla solitudine, sul sentirsi sconnessi e non al passo con il resto del mondo che invece va avanti e si sviluppa. L’emarginazione di Adam è rinchiusa letteralmente in un palazzo vuoto, l’uomo viene raramente mostrato al di fuori dell’appartamento, se non per i tratti in treno in cui va a fare visita ai genitori o in metropolitana. Non ha più nessuno vicino a sé, persino i suoi amici sono andati avanti, formando le proprie famiglie e trasferendosi altrove.  «Se sono solo non è perché sono gay. Non proprio.» risponde esitante alla madre in una scena del film. Lo straniamento che egli prova è profondamente legato alla sua omosessualità, alla non completa accettazione di sé stesso e della propria identità.

Ogni passo che il protagonista compie nel film, che sia verso i genitori o verso il potenziale interesse amoroso, Harry, è, in realtà, un avanzare verso la propria conoscenza e consapevolezza di ciò che è diventato. Adam è inevitabilmente ancorato al passato, ancora incapace di superare la perdita dei familiari scomparsi all’improvviso dalla sua vita e ai quali non è riuscito a confidare in tempo i suoi sentimenti, temendo il rifiuto. Allo stesso tempo capisce l’importanza del dover andare avanti, del riuscire a staccarsi dal calore dell’affetto così a lungo desiderato e che ora è riuscito a ritrovare nei misteriosi e onirici incontri. E sono proprio gli stessi genitori a dirgli di lasciarli andare, prima che sia troppo tardi, o continuerà a tornare a casa loro ogni volta, giorno dopo giorno.

Il film è cosparso di sentimenti come dolore, nostalgia, rabbia, ma nonostante ci siano varie scene in grado di toccare emotivamente lo spettatore, il film risulta complessivamente crudo. Il cast, costellato da personalità di enorme talento – basti pensare al recente successo avuto da Paul Mescal in Aftersun – risulta eccessivamente fisso nei rispettivi ruoli, facendo sì che nessuno dei quattro attori riesca a rubare la scena o ad imporsi sugli altri. Ciò che però pesa di più, forse, è quel senso di confusione e irrisolutezza lasciata dal finale del film, che non aiuta chi guarda nel trovare una risposta alle domande che il pubblico, durante lo scorrere dei minuti, può essersi posto. I confini sfumati tra sogno e realtà, per quanto interessanti, questa volta non funzionano del tutto nel catturare lo spettatore, che rimane aggrovigliato nei diversi fili narrativi.

All of Us Strangers è dunque un film godibile, in grado anche di commuovere, ma che purtroppo rimane eccessivamente freddo nei confronti dei suoi personaggi, tanto da dare l’impressione di aver potuto dire qualcosa di più.

Il film arriverà al cinema nel 2024.

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