Alice e il sindaco, recensione del film con Fabrice Luchini

Nicolas Pariser torna dietro la macchina con la commedia Alice e il sindaco (trailer). Presentato in anteprima alla 72ª edizione del Festival di Cannes, il film è in sala dal 30 gennaio. Nel cast troviamo una splendida Anaïs Demoustier – protagonista del cinema d’autore francese figurando in pellicole come Una nuova amica, All about them, Elles – insieme a un frizzante Fabrice Luchini, coprotagonista del film Il meglio deve ancora venire proiettato alla recente Festa del Cinema di Roma.

Siamo vicini alle elezioni municipali e il sindaco della città di Lione è a corto di idee. Per porre rimedio alla situazione incresciosa, l’equipe comunale nomina una giovane laureata, Alice Heimann, il cui compito è quello di rigenerare la capacità di pensiero del sindaco. Nonostante l’ottima reputazione e il proficuo lavoro che riesce a svolgere al fianco del primo cittadino, gli scossoni e i sobbalzi non tarderanno a costringerla a una sosta forzata.

Alice e il Sindaco è un film su una crisi. Si analizza e si discute in modo lineare e senza troppe pretese l’instabilità della sinistra contemporanea in cui emerge un senso di sconfitta, di pietà, quasi di rassegnazione. Il sindaco non ne può più della vita politica e il ruolo che gli viene affibbiato funge da specchio per il mondo odierno.

Alice e il sindaco, recensione del film con Fabrice Luchini

Lo scopo dell’autore, dunque, è quello di rappresentare anche la crisi di uno stato democratico che si perde un po’ troppo, un po’ come lo spettatore che non riesce ad appassionarsi ai protagonisti, a sentirli vicini, a creare un minimo di coinvolgimento. Il personaggio di Alice, ad esempio, non è approfondito nel modo giusto, in quanto del suo passato poco si sa e non trapela la più minima informazione durante l’intero film. Altra lieve pecca di un film – che ripetiamo – ha i suoi buoni punti di forza, sono i dialoghi a volte forzati, a volte tinti da un’ironia totalmente inappropriata, inutile.

Parisier riesce a parlare con le immagini sin dalle prime inquadrature. La peculiarità sta proprio nel riuscire a percepire il graduale avvicinamento fisico – usando l’espediente del campo-controcampo – tra la ragazza e il sindaco. Il tutto, ovviamente, ha un metaforico senso di fiducia e confidenzialità. Ma anche qui ci sono le sue pecche. Una regia che da un lato analizza in modo interessante le dinamiche interpersonali, dall’altro appare statica e troppo “rigida”.

Tirando le somme, possiamo dire che Alice e il Sindaco è una commedia originale sotto l’aspetto del contenuto e meno della forma. Il film trova il mezzo di raccontare la storia di una crisi – in questo caso sia politica che “esistenziale” -, senza risultare troppo scontata a discapito di una regia solida e piatta, di personaggi quasi “sconosciuti” allo spettatore e di qualche dialogo fuori luogo. Il risultato è una commedia vivace, ma non troppo.

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