Acque profonde, la recensione del nuovo film di Adrian Lyne su Prime Video 

Acque profonde, Adrian Lyne torna sugli schermi con un film su Prime Video 

“Pochi ma buoni”. Negli anni Ottanta e Novanta il regista Adrian Lyne si affermò con film come Attrazione Fatale (1987) e Lolita (1997), destinati a diventare cult del genere thriller-erotico. La sua produzione si interruppe nel 2002 con Unfaithful – L’amore infedele, già dal titolo evidentemente in linea con le sue opere precedenti di maggior successo. Dal trailer di Acque profonde si intuisce, ed è in effetti così, che Lyne si sia mantenuto su questo terreno da lui molto conosciuto e guardando anche al cast, tra cui spiccano nei ruoli principali Ben Affleck e Ana de Armas, è più che lecito crearsi certe aspettative. Peccato che questo ritorno così incoraggiante non mantenga le promesse fatte.  

Il soggetto è tratto dall’omonimo romanzo di Patricia Highsmith, adattato per la scena da Sam Levinson (Malcolm & Marie e Euphoria) e Zach Helm. Come in Gone Girl, anche in Acque profonde vediamo Ben Affleck nel ruolo di marito, Vic Van Allen, uomo di grande successo professionale che però nella vita matrimoniale appare passivo e soggiogato dalla moglie Melinda. Quest’ultima, interpretata da Ana de Armas, è una donna bellissima e sensuale, votata al divertimento, al piacere e alla sua ricerca. Questa peculiare tendenza stride con la convenzionale idea di matrimonio e la porta ad avere molte relazioni extraconiugali di cui Vic è al corrente e che sembra accettare senza particolari resistenze. Vic viene quindi appare inizialmente come un uomo estremamente calmo e accondiscendente, tanto maturo e superiore da amare Melinda in un modo puro, evitando che le sue stravaganze mettano a repentaglio il loro rapporto. I due hanno anche una figlia di nome Trixie (Grace Jerkins), una bambina molto promettente e brillante, senza dubbio legata più al padre che alla madre.  

Acque profonde, Adrian Lyne torna sugli schermi con un film su Prime Video 

L’azione vera e propria si origina da un dubbio. Il dubbio da un pettegolezzo: Vic sarebbe l’assassino di Martin McGrey, uno degli amanti di Melinda da mesi scomparso nel nulla. Per quasi tutta la prima ora Acque profonde si dedica a instillare e alimentare il mistero dietro quella che appare come una falsa verità. La risoluzione di questo enigma avviene però in modo troppo immediato e scontato; molto più efficace sarebbe stato esasperare lo spettatore, confonderlo e trascinarlo nella nebbia di questa coppia folle.

Altro elemento poco convincente è la costruzione del mondo in cui i personaggi sono immersi. La routine inesistente, il tempo scandito tra feste e salottini e le ambientazioni limitate e scarsamente collocate creano una sospensione che però non sembra armonizzarsi con la globalità del film. Inoltre, i rapporti e la caratterizzazione dei personaggi sono appena tratteggiati, creando anche rispetto a questo elemento parecchie zone d’ombra.  

Sebbene già la scrittura precaria mini la credibilità del tutto, anche alcune scelte registiche poco appropriate, come l’utilizzo della macchina a mano in scene statiche e poco significative, rendono il film ancor meno convincente. Appare quindi inevitabile che anche i talent coinvolti si adattino alla mediocrità del tutto, salvo per Ana de Armas che dà prova delle sue qualità interpretando un ruolo eccentrico, sensuale ed estremamente magnetico, nonostante la sessualità di Melinda rimanga spesso celata allo spettatore. 

L’impressione complessiva è quella di un film revival. Lyne tenta di rimettere in scena le storie che lo hanno portato al successo venti anni fa, e probabilmente solo lì Acque profonde potrebbe trovare il suo posto.  

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