The Holdovers – Lezioni di vita, la recensione: soli, ma insieme

the holdovers, la recensione del film

1970, Barton Academy (New England): a Paul Hunham (Paul Giamatti), il più odiato e temuto insegnante di lettere classiche, viene affidato il compito di supervisionare gli studenti che non torneranno a casa per le vacanze di Natale. Sono quattro i giovani costretti a rimanere in collegio e a questi, all’ultimo, si aggiunge anche Angus Tully (Dominic Sessa), anche lui, come il professore, poco apprezzato nel collegio. È un ragazzo intelligente, tra i primi della classe, ma fin troppo ribelle e senza scrupoli. Nel grande edificio deserto a trascorrere da sola le vacanze di Natale c’è anche Mary Lamb (Da’Vine Joy Randolph), la cuoca, che ha da poco perso il figlio in Vietnam. È una donna calorosa, ma un po’ risentita nei confronti di quei ragazzi che hanno la fortuna e il privilegio di essere intoccabili, al contrario di suo figlio, costretto ad andare in guerra ancora prima di aver compiuto 20 anni. Dopo che il padre di uno dei ragazzi si offre di portare i suoi compagni a sciare, Angus è costretto a rimanere da solo alla Barton. Paul, il ragazzo e Mary, troveranno gradualmente conforto nella reciproca presenza e, pian piano, riusciranno a colmare quel vuoto che li faceva sentire così soli.

Alexander Payne, dopo Downzing – Vivere alla grande del 2017, torna a girare per il grande schermo The Holdovers – Lezioni di vita (trailer), prendendo ispirazione da Vacanze in collegio, un film del 1935, del francese Marcel Pagnol. Anche in Vacanze in collegio il maestro Blanchard, proprio come Paul Hunham, ha un viso deturpato, con un occhio di vetro che lo fa apparire strabico e un odore sgradevole, per il quale nel film degli anni Trenta si guadagna il soprannome di “baccalà”.

Giamatti è perfetto nel ruolo (ha ottenuto, infatti, il premio come Miglior attore in un film commedia ai Golden Globes 2024): incredibilmente divertente e al contempo abile nello scoprire la sua fragilità mascherata da durezza. Anche l’esordiente Dominic Sessa, esagerato e stravagante, dimostra di essere un attore brillante che sicuramente non passerà inosservato. Ma è la performance di Da’Vine Joy Randolph, per la quale ha ottenuto il Premio come Miglior attrice non protagonista ai Golden Globes, a colpire veramente fino in fondo. Mary Lamb è una donna distrutta dalla perdita, ma nella sua sofferenza trova la forza per colmare altri vuoti, quelli di Angus e Paul. Sarà lei a regalare la vera lezione di vita.

the holdovers, la recensione

Il film riprende un’estetica tipica di alcuni film degli anni Settanta, pur essendo girato completamente in digitale, ed è retto da una scenografia assolutamente magistrale. Grazie al taglio insolito delle inquadrature, i colori pastosi, i costumi, le acconciature e la splendida colonna sonora, Payne realizza volutamente un film rétro. Al centro ci sono gli emarginati, in questo caso senza una famiglia o con una famiglia disfunzionale e senza, quindi, un posto dove andare. Riemergono i loro traumi passati, grazie all’ottimo copione firmato da David Hemingson, che riesce a entrare nel cuore dei personaggi, portandoci gradualmente a scoprire cos’è che li ha portati a essere ciò che sono.

Soli ma insieme i personaggi del film ritrovano una famiglia la sera di Natale. Solitudini che inizialmente si respingono ma che alla fine finiscono per trovare conforto uno nell’altro, scoprendo anche sé stessi in una forma nuova, grazie al reciproco contatto. The Holdovers – Lezioni di vita è una pellicola da non perdere: è cinema puro, un viaggio emotivo che farà ridere e piangere e che regala una lezione di vita. Ci avvolge in una malinconia rassicurante e poi ci lascia andare un po’ più leggeri, colmati da tutta quell’umanità che ricorda allo spettatore che non è solo. Anche ai margini, c’è sempre qualcuno pronto a farci compagnia.

Al cinema.

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