Il legame, la recensione del film su Netflix

Il Legame

Da pochi giorni su Netflix è disponibile Il legame (qui il trailer), nuovo horror italiano e titolo d’esordio del regista Domenico de Feudis. “Nuovo horror italiano” sembra in realtà quasi un qualcosa di insolito. Eppure, il cinema horror in Italia è sempre esistito, anzi per molto tempo ha rappresentato uno dei punti forti della produzione nostrana, specie tramite registi affermati a livello internazionale come Argento, Bava, Fulci. Nomi che hanno fatto la storia del cinema non solo dello stivale, ma tutti nomi ormai appartenenti al passato, rendendo quasi difficile oggi riuscire a pensare a dei “sostituti”, o meglio dei discendenti in grado di mantenere alto l’onore di un cinema nazionale che vuole andare oltre le ormai prevedibili commedie che da anni continuano ad esserci presentate in sala.

Effettivamente, la produzione di horror italiani ha subito un notevole calo nel corso degli anni, e il diminuire della quantità non ha comportato una crescita della qualità. Non è un caso che le parole horror e italiano sembrino quasi contrastanti tra loro, ma nonostante ciò qualcosa c’è, qualcosa tenta di emergere, di restituire vigore ad un genere che per anni ha rappresentato una delle nostre vette più alte.

Dunque, cos’è Il legame? È qualcosa di totalmente innovativo? Non proprio, anzi ritroviamo quello che ormai è un archetipo del genere: la tipica famiglia in viaggio verso una tetra casa piena di misteri.  La particolarità sta nell’aver mescolato questo scenario per certi versi tipicamente americano con il folklore meridionale italiano, dimostrando come l’Italia abbia un potenziale evocativo che le consentirebbe davvero di spaziare tra i generi più vari. Ci sono molte realtà, leggende, miti, così tante storie da raccontare in così tanti posti differenti. Dal punto di vista storico, letterario, religioso e artistico l’Italia offre un vastissimo repertorio purtroppo quasi del tutto inesplorato, seppur dei tentativi d’evasione ci siano stati, ma fallimentari.

Il legame non è certamente un film perfetto. Inevitabilmente partendo con certe premesse ci ritroviamo a doverci confrontare con diversi luoghi comuni del cinema horror, e alcune scelte riguardo la messa in scena di determinate sequenze potrebbero far storcere il naso. Nonostante ciò, rappresenta comunque una svolta, e l’essere uscito direttamente su una piattaforma diffusa a livello globale come Netflix non può che essere d’aiuto.

Anche nella fotografia, nella colonna sonora, ci si avvicina ai modelli americani ma allo stesso tempo ci si permette di “contaminarli” e creare qualcosa di proprio, di distintivo. Altro merito del film, il non aver ceduto ai tipici jumpscare (non del tutto almeno) che ormai sono cosa radicata nel genere, dimostrando come l’obiettivo primario non sia quello di far saltare dalla sedia, bensì l’incutere timore, avvolgere totalmente lo spettatore e calarlo in un mondo a sé stante, dominato da regole che sfuggono alla sua comprensione. Un orrore più “intimo”, se vogliamo.

La speranza è che Il legame non sia un caso isolato, ma l’inizio di qualcosa di nuovo, l’aprirsi di una stagione feconda per il cinema italiano, un cinema che ha ancora tanto da offrire, che per anni ha rappresentato un modello di riferimento, una scuola vera e propria, e che con la giusta volontà potrebbe tornare ad esser visto con un occhio di rilievo, e non come l’ultima ruota del carro.

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