#RomaFF18: Pedágio, la recensione del film di Carolina Markowicz

Pedágio (trailer) ,Toll nella versione internazionale, della regista brasiliana Carolina Markowicz, riesce abilmente a raccontare un contesto ambientale e culturale pieno di contraddizioni, astenendosi da qualsiasi forma di giudizio. Vincitore del concorso Progressive Cinema della diciottesima edizione della Festa del cinema di Roma Pedágio è ambientato a Cubatão, città della regione metropolitana di São Paulo che vanta il primato ecologico pur essendo la più industrializzata del Brasile. Un dualismo che viene riproposto in più aspetti nella narrazione e che è impersonificato tramite il personaggio di Suellen (Maeve Jinkings); protagonista della storia insieme al figlio Antonio (Kauan Alvarenga), soprannominato Tiqinho.

La donna lavora come addetta a un casello autostradale, ha una relazione con Araudo (Thomás Aquino) che non è vista di buon occhio dal figlio e che sembra destinata a giungere al termine quando Suellen trova una serie di orologi rubati dall’uomo e nascosti, a sua insaputa, in camera da letto. Araudo, tra insulti e colpi (inflitti da parte di Suellen più per sfogare la sua frustrazione che allo scopo di fargli realmente del male), viene immediatamente allontanato salvo poi essere ricontattato per quella che la donna considera una buona causa: mettere insieme abbastanza soldi per poter pagare un seminario di risignificazione bioenergetica. Il seminario, nonostante il nome astruso che rimanda in modo generico alle discipline scientifiche, non è altro che una serie di incontri volti a convertire la “tendenza omosessuale” dei partecipanti grazie al sapiente intervento di un pastore straniero e delle sue tecniche innovative.

Suellen viene a conoscenza del corso grazie alla migliore amica e collega, Telma (Aline Marta Maia), presente più volte nel ruolo di spalla comica e che, nel corso della narrazione, ci viene mostrata in tutta la sua genuina e candida incoerenza. Non a caso Telma conosce bene il pastore perché anche lei è una sua “paziente” e seguace; non perché attratta dalle donne ma per l’inopportuno vizietto di tradire il marito con uomini di passaggio, che incontra durante il turno al casello e con cui ha brevi ma intensi rapporti occasionali. Nonostante la sua condotta peccaminosa è proprio Telma a spingere la protagonista a prendere questa drastica decisione per suo figlio mostrandole alcuni video, postati dallo stesso Antonio, in cui il ragazzo canta in playback sdolcinate canzoni inglesi. Atteggiandosi con movenze decisamente femminili e con l’uso smodato di luci stroboscopiche e filtri a forma di cuore, Tiquinho trasforma la sua camera in un “set” dall’atmosfera leziosa. La madre gli vieta categoricamente di continuare a postare video simili cercando di corromperlo con la promessa di iscriverlo al corso di inglese tanto agognato da quest’ultimo, che però rifiuta con leggerezza.

Da queste brevi interazioni, caratterizzate da continui ma mansueti battibecchi, comprendiamo che il rapporto di Antonio e Suellen non può essere definito come il classico rapporto madre-figlio: il ragazzo, infatti, appare decisamente indipendente e maturo. Maturità che emerge proprio dal fatto che non controbatte alle continue critiche della madre rispetto ai suoi gusti e interessi, anche per via dell’immenso amore che prova per lei e che, talvolta, lo pone quasi in una dimensione genitoriale nei confronti della stessa madre. Suellen, d’altro canto, non appare mai troppo convinta nel rimproverare il figlio ma, al contrario, riconosce e apprezza, seppur implicitamente, il suo lato estroso. Elemento che emerge maggiormente quando sono soli e la donna si lascia “coccolare” da Antonio nel farsi fare delle foto o regalare dei trucchi. Eppure il mantra che la pervade è proprio che suo figlio, in quanto maschio, non dovrebbe curarsi di certe cose, in quanto condizionata da un idea del “mondo esterno” come un luogo pericoloso per Antonio.

Convinzione che, nel corso della narrazione, appare priva di fondamenta viste le molteplici attività svolte dal ragazzo, tra cui le prove di un coro, un lavoro part-time in un fast food ma anche le serate passate come intrattenitore alle feste per bambini dove, con il suo gruppo, Antonio si diverte a creare vere e proprie coreografie. Inoltre, paradossalmente, proprio all’interno del seminario incontrerà il futuro fidanzato, rendendo tutti gli sforzi della donna non solo inutili ma totalmente controproducenti. Difatti, nel frattempo, Suellen è diventata complice dei furti del compagno indicandogli il povero malcapitato da rapinare.

Pedágio è un film dal ritmo decisamente altalenante che riesce a mettere in scena dinamiche realistiche seppur immaginifiche, complice il grande lavoro sulla costruzione di personaggi complessi, contraddittori e sfaccettati al suo interno. Nonostante ciò il film presenta in molti punti, soprattutto nelle scene che vedono come protagonista il pastore, la possibilità di raggiungere un alto livello di coinvolgimento che, talvolta, non viene portato al suo apice.

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