#ROMAFF15: The Reason I Jump, la recensione

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The Reason I Jump è il titolo di un libro scritto da Naoki Higashida, un adolescente giapponese che ci ha mandato «Una lettera da un altro mondo». Naoki Higashida soffre di autismo, quindi ha voluto scrivere un libro per raccontarci «Quello che succede nella mia testa» e cosa deve affrontare quotidianamente. Il documentario omonimo (trailer) di Jerry Rothwell è molto interessante per due motivi fondamentali. Il primo è che parte dal libro di Higashida per formulare un discorso consapevole sull’autismo. Ciò che Higashida racconta ha ribaltato alcune convinzioni riguardo questo disturbo, il quale in alcune parti del mondo è visto come un ritardo mentale, mentre in altre addirittura come una stregoneria. Il secondo motivo però è altrettanto stimolante, perché Rothwell ha un’idea geniale: se il cinema sfrutta alcuni sensi dello spettatore (vista e udito) per coinvolgerlo in una storia, The reason I jump è un documentario che valorizza questo aspetto per creare un’esperienza che, attraverso le immagini e i suoni, cerca di imitare la prospettiva delle persone affette da autismo.

Il loro è un «mondo caotico, vorticoso, grezzo e viscerale», e pochissimi mezzi come quello cinematografico potrebbero tentare di ricostruirlo. Quindi gli stimoli sensoriali dei protagonisti (cinque adolescenti affetti da autismo: Amrit, Joss, Ben, Emma e Jestina) influenzano il racconto del documentario e quindi ciò che percepisce lo spettatore. Quando Joss si tappa le orecchie, il suono diventa ovattato; oppure, quando l’attenzione di Joss viene attirata da una cabina elettrica, sentiamo il ronzio sovrastare gli altri suoni. Questo utilizzo del linguaggio filmico è tra i più funzionali e belli tra quelli visti negli ultimi anni, anche se a ben vedere non è niente di nuovo, perché il cinema si fonda sulla percezione dello spettatore e utilizza ogni espediente per convogliarla, influenzarla, modificarla; per questo motivo, l’utilizzo della comunicazione tra film e spettatore di The Reason I Jump risulta quanto mai interessante, perché utilizza in un nuovo modo un concetto vecchio quanto il cinema stesso.

The Reason I Jump sa essere anche un documentario più classico. Vengono intervistati i genitori degli adolescenti sopra citati per sentire la loro esperienza e come hanno modificato il loro comportamento dopo la lettura del libro di Higashida, il quale gli ha aperto gli occhi sulla maniera in cui il cervello dei loro cari affetti di autismo funziona. Tuttavia, il lavoro di Rothwell non si ferma al semplice approfondimento di un argomento, ma fa in modo che lo spettatore non si limiti a capire, ma tenta di immergerlo in un altro mondo, che esiste ma soltanto in pochi possono percepire.

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