Re:Zero – Starting Life in Another World, l’educazione al fallimento come valore della crescita

Re:Zero

La saga in forma di light novel Re:zero kara hajimeru isekai seikatsu (letteralmente Re: vita da capo in un mondo parallelo) è esplosa con successo in Giappone nel 2014, nello stesso anno ha avuto inizio il manga ottenendo un successo commerciale fortemente incoraggiante, nel 2016 sono cominciati gli adattamenti televisivi in formato anime e nel 2017 è iniziata la pubblicazione di una visual novel. In soli sei anni il progetto ha intasato i negozi specializzati e generato una fortissima fenomenologia fandom con alcune varianti molto interessanti rispetto alla media.

A prima vista il progetto Re:Zero potrebbe semplicemente sembrare l’ennesimo isekai di produzione giapponese (ed è stato relegato dal fandom in Italia più o meno sotto questa categoria) ma dopo pochi minuti si comprende che dietro alla storia si dipana una rete molto più intrigante e originale sia per la trama che per le metafore connesse all’analisi sociologica del nostro tempo. Gli ideogrammi 異世界 (isekai) possono essere tradotti come “mondo differente” e indicano storie in cui solitamente un personaggio si ritrova trasportato in un mondo/universo parallelo al suo con caratteristiche fantasy o fantascientifiche. Però bisogna sempre stare attenti alle famose terminologie con cui in rete si indicano i sottogeneri giapponesi, su Wikipedia e su molti altri siti troverete elenchi telefonici di sottogeneri da cui è necessario difendersi con saggezza o si finirà per prendere sul serio termini impropri e poco accademici come Bakunyū (“seno che esplode”…). In verità tanto Re:Zero quanto il suo rivale ufficiale Sword Art Online appartengono ad un sottogenere di anime esattamente come Westworld, Watchmen o Deadwood potrebbero appartenere ai generi canonici o ai loro sottogeneri: con molta fatica e superficialità. Insomma sarebbe come chiudere Joker nel cinecomics.

Natsuki Subaru è un ragazzino come tanti, un po’ perditempo, un po’ pigro, senza particolare talento o determinazione, se ne gironzola per un negozietto di fumetti e cibi precotti quando improvvisamente si ritrova trasportato in un mondo fantasy composto da umani, animali antropomorfi ed incroci fra umani ed animali. Non esiste un portale da cui uscire o da cui entrare, non esiste realtà virtuale da cui scollegarsi o connettersi, Subaru non è più nel suo mondo e non ci sono indizi su come tornare a casa. Ma la caratteristica più interessante della storia non è in effetti il mondo fantastico in cui agisce il protagonista, bensì la sua morte. Subaru non sa e non comprende nulla di questo mondo, non sa come rivolgersi alle persone e non sa nemmeno come comportarsi in caso di pericolo, Subaru muore in modo idiota ed insulso molto rapidamente ed è una cosa profondamente realistica che alza di livello la qualità dell’opera.

… quando improvvisamente si ritrova trasportato in un mondo fantasy composto da umani, animali antropomorfi ed incroci fra umani ed animali…

Fate attenzione, quello che avete appena letto non è un refuso dell’articolo o un errore di scrittura ma semplicemente l’evoluzione della storia. Subaru infatti non può morire, o meglio, può morire infinite volte risvegliandosi minuti, ore o giorni prima della sua morte con l’opportunità di ricominciare daccapo. In un mondo di poteri magici e pericoli letali l’unico superpotere di Subaru è che può imparare dalla sua stessa morte.

Nel 2017 in Giappone si sono suicidate 16,7 persone ogni 100.000 abitanti. Nel 2011 il Giappone dovette registrare il 14° anno consecutivo con più di 30.000 suicidi annuali e fu costretto a prendere provvedimenti sia sul piano sanitario, che su quello psicoterapeutico e sociologico. Le principali cause di suicidio sono ancora oggi legate al fallimento sul lavoro o alla disoccupazione, ma nel 2011 i suicidi dovuti a fallimenti scolastici erano in pericolosa crescita. Iniziarono pertanto campagne guidate da artisti e creativi per fornire ai giovani elementi immunitari che consentissero loro di capire ed elaborare il fallimento con meno peso e disperazione. Nel 2014 in piena espansione della patologia hikikomori nacquero opere come Sword Art On Line in grado di aiutare a contrastare l’isolamento in un proprio mondo fantastico e simultaneamente opere come Re:Zero in grado di aiutare i più giovani ad elaborare il superamento del fallimento.

Re:Zero insegna allo spettatore che fallire non significa morire, se non in modo astratto e catartico, bensì crescere e cambiare il proprio punto di vista verso lo studio, il lavoro e le proprie aspirazioni senza vivere mortificazione ma trovando la molla del superamento e della riscoperta di noi stessi.

Un secondo elemento molto atipico del personaggio di Saburo è la sua forte e costante inadeguatezza, il protagonista è così insicuro da non riuscire nemmeno a gioire delle sue vittorie considerandole banali e scontate avendo dovuto morire tre o quattro volte per ottenerle. Questa sua continua certezza di essere un fallito aumenta la complessità del personaggio e le difficoltà per il superamento delle prove. Inoltre la morte provoca spesso un vero cancellamento delle relazioni umane ed il protagonista si trova spesso a dover riconquistare la fiducia di persone con cui aveva ormai una concreta amicizia, questo ostacolo consente però agli autori di sviluppare attraverso rielaborazioni delle stesse scene dettagli nuovi e più profondi dei personaggi del racconto, la storia quindi evolve prevalentemente in forma quasi extradiegetica ed in una maniera in cui solo il protagonista ed il pubblico sono consapevoli ed hanno la visione completa del racconto e dei personaggi. Saburo in fondo è un po’ avatar dei videogiochi che non muore mai definitivamente ed un po’ specchio del suo giovane pubblico che in fondo non ha ancora fallito davvero e vede questa ipotesi (che non è poi così rara o drammatica nella vita adulta) come un grande demone da cui vorrebbe solo scappare.

Durante il lungo percorso della prima stagione Saburo incontrerà molti personaggi articolati e complessi, ricchi di sfaccettature e dualità, alcuni non potranno che suscitare fascinazione ed altri antipatia o inquietudine. Personalmente devo ammettere che in questa serie ci sono i cattivi più ostici a morire che io abbia mai visto in una serie animata giapponese.

Fin dalla prima puntata lo spettatore è indotto ad assecondare l’innamoramento di Saburo verso la principessa mezz’elfo pretendente al trono Emilia, il protagonista morirà tantissime volte per lei, farà di tutto per assecondare i suoi bisogni e seppure Emilia lo riconoscerà come persona degna di affetto, fiducia e riconoscenza sembrerà sempre un po’ gelida e distante nei suoi confronti. Nel secondo arco narrativo entriamo in contatto con una nuova serie di personaggi fra i quali ci sono due cameriere del palazzo nobiliare in cui Emilia è ospite: si tratta delle sorelle Ram e Rem.

Le misteriose sorelle inservienti parlano come automi e sembrano distanti da qualsiasi evento le circondi, ciononostante sono svelte, operative e pungenti. Sono due gemelle perfettamente identiche che differiscono solo per il colore dei capelli e la posizione della frangetta: Ram porta un caschetto rosa mentre Rem un caschetto azzurro. Entrambe celano sotto la frangetta una ferita della fronte da cui può manifestarsi in situazioni di forte emotività un corno con il quale mutano in luminescenti gli occhi delle ragazze e si sviluppano impressionanti poteri magici.

Le due sorelline sono in realtà pericolose mezze demoni in grado di uccidere qualsiasi cosa si muova intorno a loro con una rapidità ed una crudeltà sconcertante. Saburo morirà molto spesso per mano delle sorelline demone ma darà anche molte volte la vita per loro, contrariamente ad altri personaggi della serie le due sorelle, così come uno spirito della foresta ed una strega bambina, sembrano percepire in un certo senso il segreto di Saburo e pur non potendo ricordare di essere stati salvati da lui sembrano nutrire, morte dopo morte, un legame di riconoscenza e fiducia.

Dopo la prima metà della stagione però Saburo si ritrova senza la possibilità di interagire con la sua amata Emilia e sotto la custodia protettiva di Rem. Nel periodo di assenza di Emilia, la mezza demone Rem diventa la più potente alleata di Saburo e la sua magica stella del mattino la soluzione narrativa più frequente per i momenti di azione o pericolo. Durante quella fase ci vengono svelati dettagli di politica e strategia che governano la logica del mondo fantastico in cui si trova il protagonista, conosciamo un nuovo vasto universo di personaggi molto curiosi dei quali qui si citerà solo l’emblematico Felix, cavaliere curatrice transgender di una principessa guerriera rivale di Emilia. Sebbene la figura di Felix resti sempre in secondo piano è espediente per diverse battute e gag gender fluid con Saburo ed è attualmente al centro di diverse discussioni in rete per la sua natura esplicita e del tutto priva di imbarazzi o censure da parte degli autori.

Esiste uno specifico episodio di Re:Zero dedicato all’infanzia delle sorelle demoniache che aiuta lo spettatore a comprendere i personaggi ma che è più di tutto fonte di una vera analisi sociologica di cosa significhino le esperienze infatili per la formazione dell’individuo. La competizione non elaborata fra sorelle, la castrazione prodotta dalle convenzioni sociali o dalla brutalità religiosa, la difficoltà di trovare la propria identità in relazione alle aspettative genitoriali e sociali sono tutte presenti in una puntata di venticinque minuti interamente dedicata alla vita dei demoni e alla persecuzione religiosa. Si resta sorpresi di come una trama completamente fantasy sviluppi così bene una precisa e ben nascosta analisi dell’infanzia femminile in Giappone e della lotta per la definizione e l’emancipazione dell’individuo.

Saburo riuscirà ad esprimere le sue paure, insicurezze e sentimenti conflittuali solo a Rem che rivelerà dal canto suo un sentimento di genuino amore per lui e che porterà una spaccatura extradiegetica fra il pubblico della serie fra le più interessanti di questi ultimi anni. Le cosplay giapponesi e americane hanno fino ad ora scelto percentualmente di indossare la parrucca e l’abito di Rem invece del costume della Principessa Emilia, i gruppi facebook ed instagram più diffusi non sono dedicati alla serie bensì alla figura di Rem che è anche il soggetto di maggiore successo fra le action figure e le statuine erotiche giapponesi. Esistono alcune storie brevi escluse dal canone narrativo del manga che raccontano di una dimensione parallela in cui Rem sposa Saburo e genera una tenera prole di mezzi demoni.

Il successo di Rem sembra potersi sintetizzare nel nome di uno dei gruppi di fan più famosi della serie ovvero “Why Rem is the best girlfriend”. Sembra che in effetti in ambito otaku/nerd, Rem sia diventata il modello immaginario di fidanzata del giovane consumatore maschile. Siamo solo all’inizio e potrebbe trattarsi solo di una moda, ma l’effetto Rem potrebbe diventare un interessante argomento di analisi sociologica. La seconda stagione di Re:Zero è già stata confermata, ma subirà un ritardo tecnico a causa dell’emergenza sanitaria. Nell’attesa non resterà che vedere quanto Rem saprà reggere il tempo nel cuore dei fan.

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