Renfield, la recensione: il Dracula di Nicolas Cage non convince

Dopo una poco convincente parentesi seriale nel 2020 con Dracula, il vampiro più famoso di sempre torna al cinema con una nuova variazione sul tema. Nato dalla penna di Bram Stoker, Dracula il principe di Valacchia, è il co-protagonista di Renfield (trailer), commedia horror firmata da Chris McKay su soggetto di Robert Kirkman e sceneggiatura di Ryan Ridley. La pellicola, prodotta dalla Universal, sposta il focus della storia su R.M. Renfield, famiglio e servo fidato del famigerato succhiasangue. 

Il film, ambientato ai giorni nostri, vede Dracula (Nicolas Cage) e Renfield (Nicholas Hoult) trasferirsi dopo lunghe peripezie nella città americana di New Orleans. Lo scagnozzo, nel corso dei decenni, oltre a servire l’ostile vampiro procurandogli prede e occupandosi del suo benestare, ha acquisito l’immortalità e degli speciali poteri, capaci di attivarsi attraverso l’ingerimento di insetti. L’ennesimo trasloco sarà per Renfield l’occasione di riflettere su sé stesso, frequentando un gruppo di supporto per persone soggette a codipendenza.

Questa attività oltre che a fornirgli gli strumenti necessari per elaborare la sua condizione sarà l’opportunità di scoprire, attraverso le storie degli altri, l’esistenza di personaggi tossici e pericolosi, bottini ideali per il palato del pallido “conte”. Questo meccanismo ha però vita breve, e quando Renfield si ritrova faccia a faccia con dei malavitosi rimane incastrato nel vischioso mondo criminale che controlla l’intera città, evento che avrà rocambolesche e inaspettate conseguenze. L’amicizia con Rebecca (Awkwafina), giovane e intrepida poliziotta, sarà l’arma vincente per sconfiggere la criminalità organizzata e spezzare definitivamente le catene che lo tengono legato a Dracula. 

La pellicola si presenta sin da subito come un esperimento interessato a fondere più generi e immaginari. Se da un lato sono chiari i riferimenti alla commedia, utilizzando un umorismo che fa eco a quello del ben più riuscito What We Do In The Shadows, mockumentary comico di Taika Waititi dove si seguono le vite dei vampiri moderni in Nuova Zelanda (nonché della sua successiva serie spin-off di successo), dall’altro viene esasperata una particolare tendenza al cinema action più estremo o ai mobster movie più sfrenati. In Renfield ci sono scene di combattimento dallo spiccato sapore splatter, che per assurdità  e rumore potrebbero ricordare le sequenze più iconiche di Quentin Tarantino, ma che per efficacia faticano ad essere memorabili, riuscendo ad apparire come una opaca e poco ispirata imitazione. 

Dispiace che un progetto come Renfield, seppur di natura leggera, abbia avuto delle dopotutto interessanti premesse ma che poi non abbia saputo mantenerne neanche una, riducendo il suo potenziale al minimo e consegnando allo spettatore un prodotto dimenticabile e debolissimo. Il rapporto tra Renfield e Dracula, seppur sostenuto da una buona interpretazione da parte dei due attori protagonisti, capaci di impersonare con ironia i due personaggi, ha un trattamento e delle risoluzioni troppo fragili per sostenere un’intera pellicola. Nonostante il capovolgimento del punto di vista e il focus su temi attuali come la relazione tossica e il narcisismo patologico, la ribellione di Renfield non ha né i risvolti epici a cui ambisce né la brillantezza nella comicità che cerca di proporre. 

Renfield si dimostra un mix di generi arraffazzonato, non trova mai una quadra e sguazza nella mediocrità alla ricerca del suo posto all’interno della cinematografia contemporanea. Qualche risata c’è, gli attori fanno il possibile, ma quello che rimane alla fine della visione non è tanto la consapevolezza di aver visto una brutta pellicola, quanto la convinzione di potersela dimenticare di lì a poco. 

Renfield è in sala dal 25 Maggio.

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