Siamo nel 1998 a New York. Viene proiettata per la prima volta al pubblico una pellicola spiazzante, partita da un copione che venne rifiutato per 12 anni dalle case di produzione; una pellicola che incassò all’uscita 8 milioni in meno del budget iniziale (18 milioni di dollari), ispirata dal romanzo semi-autobiografico Paura e disgusto a Las Vegas di Hunter S. Thompson. Paura e delirio a Las Vegas (trailer) è un film dai toni estremi, acidi, talmente esagerati da scatenare inevitabilmente una risata anche nelle scene più violente. Un racconto allucinante, ricco di spunti e di interpretazioni, capace di rimanere fedele al romanzo originale, mantenendo il tono estremo dell’autore che ha collaborato alle riprese del film, mettendo addirittura a disposizione i suoi vestiti dell’epoca per aumentare il realismo generale della pellicola.
Non si può parlare di Paura e delirio a Las Vegas senza interfacciarsi con le difficoltà che una produzione del genere porta con sé: come già accennato, la sceneggiatura passò per molte case di produzione prima di venire accettata dalla Rhino Film. Lo stesso Terry Gilliam non fu la prima scelta. In origine, infatti, la direzione era stata affidata ad Alex Cox che, dopo alcune discussioni con la produzione, abbandonò il progetto. La sceneggiatura fu riscritta interamente e la storia fu ricostruita nei termini che conosciamo oggi.
Il film di Gilliam ha la capacità di abbracciare generi diversi come il road movie e la commedia e di miscelare, in minima parte, elementi provenienti dalla fantascienza, con punte grottesche e al limite del trash. Paura e delirio a Las Vegas ha ispirato film di grosso calibro come la trilogia di Una notte da Leoni di Todd Philips. La droga e il racconto di una società superficiale sono un chiaro riferimento a Easy Rider – Libertà e paura di Dennis Hopper, come anche la ripresa di ambientazioni desertiche e la funzione dei personaggi secondari che agiscono da maschere “prefabbricate”. Così come in Easy Rider, Paura e delirio a Las Vegas si propone di raccontare uno spaccato del periodo, gli anni sessanta, con una nota particolarmente malinconica presente particolarmente sul finale. Il senso estremo di libertà e di follia che traspare è probabilmente la chiave che spinge l’intera storia, trascinando le vicende in un mondo ormai passato, che ricorda velatamente il Vecchio West. Nessuna legge o autorità può fermare i due anti-eroi che, anche nei momenti peggiori, riescono ad uscirne completamente illesi; liberi per un giorno in più e alla continua ricerca del piacere per anestetizzare la realtà che li circonda.
Grazie all’interpretazione magistrale di Johnny Depp (che passò quattro mesi insieme allo stesso Hunter Thompson per imparare le sue movenze e modi di dire) nei panni del protagonista Raoul Duke, un giornalista incaricato di scrivere un articolo sulla gara motociclistica Mint 400 di Las Vegas, e dall’esuberante Benicio del Toro, il Dott. Gonzo (l’avvocato di Duke), la partecipazione da parte dello spettatore viene portata ai massimi livelli, arrivando quasi a percepire egli stesso la difficoltà dei personaggi durante i momenti di delirio.
A distanza di 25 anni, Paura e delirio a Las Vegas risulta perfettamente godibile, ricco di un estrema contemporaneità dovuta alla dimensione quasi onirica che aleggia perpetua fra una scena e l’altra. In questo film non mancano poi citazioni al grande cinema, come ad esempio nella scena in cui la gara motociclistica è appena cominciata e Duke si trova insieme al suo fotografo su un camion in mezzo al deserto per scattare delle foto. Ad un certo punto Duke sente il rumore di una mitragliatrice e, durante il suo sbraitare, parte in sottofondo La Cavalcata Delle Valchirie di Wagner, palese citazione al film cult Apocalypse Now di Francis Ford Coppola. Paura e delirio a Las Vegas è sicuramente un “must” da rivedere in onore dei suoi 25 anni, ma anche una piacevole prima visione per coloro che non hanno ancora avuto la possibilità di vederlo; magari in un sabato sera con alcuni amici su una decapottabile rossa, con una cassa di birra, una bottiglia di rum e poi…