Nana, la percezione del femminile nella cultura asiatica

nana

Dalla mano della fumettista giapponese Ai Yazawa, nasce il rinomato manga josei Nana. Molti appassionati della cultura asiatica sicuramente saranno a conoscenza di questa opera, in quanto è tra i manga più venduti in Giappone, e ha ricevuto nel 2002 il premio Shohakukan nella categoria  shōjo. Secondo una ricerca fatta dalla Tokyo AnimationAndGame, Nana è ritenuto il manga più e apprezzato dalla comunità LGBTQ+, oltre ad avere riscosso ovviamente un forte successo tra le donne di giovane età. Eppure, con disappunto di tutti i fan, la serie rimane ancora inconclusa, in quanto la Yazawa è da molti anni malata e ciò ha comportato nel 2009 l’interruzione della produzione. Oltre alla sua versione cartacea, nel 2006 viene creato l’anime di Nana (trailer) (composto da 47 puntate), nel quale la storia è stata trasposta in modo molto fedele al manga (fino al suo dodicesimo volume).

In Nana ci viene raccontata la storia di due giovani che si incontrano casualmente su un treno in direzione per Tokyo. Le ragazze portano entrambe lo stesso nome, Nana Osaki e Nana Komatsu (rinominata Hacki dalla Osaki), hanno la stessa età, e stanno rispettivamente lasciando il luogo dove sono nate per trasferirsi definitivamente nella grande metropoli di Tokyo, lasciando alle spalle un passato doloroso. Una volta giunte nella città, le due per un primo momento si perderanno di vista, per poi incontrarsi nuovamente in un appartamento nel quale andranno entrambe a vivere, diventando quindi coinquiline. Tra amori ritrovati e amori persi, le due creeranno un legame profondo e indissolubile che segnerà definitivamente le loro vite. Nonostante le due protagoniste siano così opposte, soprattutto per ciò che riguarda le loro idee di realizzazione, c’è un tratto fondamentale che le lega analizzando l’opera: entrambe, anche se tramite dinamiche differenti (chi lo fa in modo più esplicito e chi meno), si oppongono a una cultura fortemente tradizionale e che vede la figura maschile dominare sul femminile.

nana

Il Giappone per molti secoli (vedi per esempio il periodo Edo) ha visto una costante sottomissione della donna, e nonostante questa (successivamente alla Seconda Guerra Mondiale) questa riesca a imporre finalmente i suoi diritti, persiste ancora una tradizione che non le permette di equiparare la sua figura a quella dell’uomo. Facendo un quadro generale del Paese del Sol Levante, attualmente le donne difficilmente riescono a ricoprire un ruolo di un certo calibro in campo lavorativo, subiscono una mentalità fortemente influenzata dalla tradizione, e in molte ambiscono principalmente a diventare brave mogli, con partiti benestanti con i quali fare figli da accudire. Un’idea di realizzazione personale, che vada oltre al matrimonio, appartiene a poche.

In Nana sin dalla prima puntata, viene tracciata una linea molto chiara delle condizioni per cui le due protagoniste decidono di partire per Tokyo: Nana, anche se abbandonando la sua band di origine, si sposta nella grande città per avere successo come cantante (oltre a lasciarsi alle spalle un amore finito). Hacki invece, senza una ambizione ben precisa, vuole raggiungere il suo fidanzato. In un primo momento, sicuramente le ragioni della Komatsu, potrebbero facilmente essere ricollegate ad atteggiamenti di influenza culturale (oltre al fatto che in superficie, possa sembrare che il suo unico scopo nella vita sia trovare l’amore), e per certi versi è anche vero, ma man mano che la storia procede, ciò che si rivela è un profondo senso di insoddisfazione personale e di dolore, che viene superato con una acquisizione della propria identità tramite le diverse esperienze che la vita a Tokyo le presenta.

Il vero punto di svolta di questo personaggio avviene nel momento in cui apprende di essere incinta. Nel momento in cui finalmente sembra aver ottenuto la felicità (tramite l’amore ovviamente), scopre di aspettare un bambino e qui emerge un atteggiamento differente rispetto alla mentalità giapponese: oltre al fatto che il concepimento è avvenuto al di fuori del matrimonio e senza una relazione amorosa, combattuta sul da farsi, alla fine decide di non abortire. Volontariamente, con una grande presa di consapevolezza di sé stessa e di ciò a cui andrà incontro, rinuncia alle frivolezze per mettere al mondo una vita nuova: la sua e quella del bambino che porta in grembo.

nana


Per quanto riguarda Nana Osaki invece, la sua indipendenza è molto più chiara ed esplicita. L’animo ribelle l’ha sempre accompagnata sin dall’adolescenza, l’unico punto fermo a renderla stabile sono sempre stati la sua band e il suo unico grande amore Ren (tutte figure maschili). In assenza di questa stabilità, parte alla ricerca della sua identità e del successo. Brancolante nel buio e senza un sostegno maschile, nel momento in cui tutti gli uomini che si sono presi curi di lei negli anni ritornano nella sua vita, pensa di aver ritrovato la chiave alla sua felicità, ma non è così. La riuscita di sé stessa è molto più importante. L’unico centro delle sue attenzioni, oltre alla sua realizzazione, si sposta su Hacki.

L’imprescindibile a questo punto diventa per entrambe il legame che le accomuna, ed è qui l’elemento di unione anticonvenzionale dell’intera storia. Il loro rapporto è definito da un amore incondizionato e intangibile che provano l’una per l’altra. Va oltre ogni genere di amore convenzionale, che hanno provato e che provano nei confronti di qualsiasi uomo, ma non arriva mai al compiersi in modo esplicito e dichiarato. Si potrebbe definire un amore puro, quasi sacro, che lega direttamente le loro anime, senza la necessità delle concessioni carnali. Il riuscire a portare a compimento i loro obiettivi, e quindi una felicità, è direttamente connesso alla loro relazione: la realizzazione dell’altra, diventa per entrambe la centralità delle loro vite.

La chiave del successo di Nana è indubbiamente tracciabile in questa raffinata, e non dichiaratamente esplicita, opposizione a millenni di cultura che ha deliberatamente posto la figura femminile in una posizione subordinata. Mantenendo sempre viva e presente la tradizione asiatica, Ai Yazawa, destruttura una serie di elementi che possono essere percepiti come ormai molto antichi, dà loro nuova vita approcciandovisi con un’ottica differente e innovativa.

Nana è ora disponibile sulla piattaforma streaming Netflix, correte a guardarlo!

Ti potrebbero piacere anche

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ho letto la privacy policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali ai sensi del Regolamento Europeo 2016/679 (GDPR) e del D.Lgs. n. 196 del 2003 cosi come novellato dal D.Lgs. n. 101/2018.