Il grande giorno, la recensione: c’è del metodo in questa follia

Il grande giorno recensione film Aldo Giovanni e Giacomo

Aldo, Giovanni e Giacomo. Bastano questi tre nomi per portare alla mente ricordi indelebili, a prescindere dalla generazione di appartenenza del lettore. Il trio comico è ormai divenuto culto e non servono introduzioni prolisse per spiegare quanto siano influenti ancora oggi nella cultura pop-mediale, bastano i meme con immagini e frasi dei loro film di più di vent’anni fa per ricordarcelo. Ma se vi dicessero che ci fosse un nuovo film in sala che li vede protagonisti, che porta nuovamente in scena un matrimonio (come nel loro esordio: Tre uomini e una gamba), con la regia del loro storico collaboratore Massimo Venier? Immagino le reazioni di giubilo.

Possiamo pure togliere il periodo ipotetico, Il grande giorno (trailer) è esattamente quello che vi ho appena descritto. Certo, i tre non sono più i giovani sposini del paradiso della brugola, ormai sono anziani e rivederli in un road movie ci concederebbe un momento di tenerezza con poche risate. Il trucco per la longevità è sapersi reinventare sempre. Giovanni e Giacomo sono amici da una vita, comproprietari di un rinomato negozio di divani di Segrate e, soprattutto, genitori della coppia attorno a cui si costruisce la trama. I due vogliono che il matrimonio sia l’evento perfetto (più per sé che per i figli), ma un elemento di disturbo rovina maldestramente tutti i piani: Aldo, il nuovo compagno dell’ex moglie di Giovanni.

Il grande giorno recensione film Aldo Giovanni e Giacomo

Certo non si parla di un intreccio particolarmente originale e complesso, l’ennesimo di una tradizione di commedie europee sullo stesso tema, ma che senso avrebbe cercare plot twist alla Cristopher Nolan o arzigogoli narrativi fuori di testa in un film di Aldo, Giovanni e Giacomo? La forza de Il grande giorno è il farci star bene senza complicare il pane, come cantava Bersani in Giudizi universali. Le battute brillanti e il velo di malinconia che copre tutto il film ci restituisce la stessa naturalità che ha reso immortali i loro primi lavori cinematografici. Ad accompagnarci in questo viaggio viene in aiuto Brunori Sas, che con la sua musica ci restituisce quel comparto emozionale che sembrava perduto da tempo per il trio.

Non siamo più AL kicco D’Oro. Non siamo più in viaggio con un Garpez nel bagagliaio. Quello che rimane sono le memorie di un passato pieno di vita, ma lo sguardo non è quello del triste “si stava meglio quando si stava peggio”. C’è tanta allegria, il sorriso beffardo di chi sa di averne fatte tante e l’occhio illuminato di un ragazzino che sa di averne ancora altrettante da raccontare. Quello che resta da fare è allacciare la cintura e trattenersi dal lanciare audiocassette dal finestrino dell’auto. Il «non ce la faccio… troppi ricordi» sulle note di Vecchioni lo lasciamo a Giovanni, noi abbracciamo lo spirito di una partita di basket con i poliziotti. Un apostrofo rosa tra le parole BEN e TORNATI.

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