#RomaFF19: Emilia Pérez, la recensione del film di Jacques Audiard

Emilia Pérez recensione dasscinemag

Rita Moro Castro (Zoe Saldana) è un abile avvocato, oscurata da superiori privilegiati e meno capaci di lei. La sua occasione di rivalsa arriverà in un modo insolito, quando uno dei più noti criminali del Messico le commissiona un lavoro segreto, darle la possibilità di essere sé stessa, una donna. Emilia Pérez (trailer), il musical di Jacques Audiard, non potrà lasciare indifferente lo spettatore.

È una storia queer, il cambiamento individuale che porta al cambiamento di un’intera società. È un revenge movie, una vendetta contro il sistema patriarcale che chiude in gabbia Emilia. È una storia d’amore, o meglio su come l’amore possa essere tale solo nell’espressione sincera e liberà del sé. Il film vibra su una patina di superficialità di rappresentazione di Manitas, l’uomo malvagio senza scrupoli, e di Emilia, la donna redenta e buona. Fortunatamente Emilia Pérez non è solo questo. Sono tanti i fattori che creano interesse e suscitano curiosità. In un dramma che inizia con un processo siamo portati a indossare i panni di un giudice, arrovellarci per domandare alla nostra morale cos’è il perdono. Per arrivare a ciò si passa attraverso la piaga dei desaparecidos, decine di migliaia di ragazzi scomparsi per mano della malavita.

Il dilemma unico e personale si incastra con estrema coerenza a quello sociale in un sistema che ci ricorda come il benessere fisico e comunitario parta dalla sua spiritualità. Emilia Pérez è l’ingranaggio madre che muove la felicità del Messico e dei messicani (sineddoche del mondo e dei suoi cittadini) a seconda del suo sentimento, il popolo sta bene quando lei sta bene. Il passato però non si cancella, piuttosto si sdoppia. Tutto ciò che è avvenuto rimane come attimo eterno e ritorna inevitabilmente a galla.

Emilia è donna, è nello stesso momento lei e una nuova persona, ma non smette di amare i suoi figli in quanto genitore, non smette di provare gelosia per la sua ex compagna. Ogni atto che riporta in vita Manitas riporta una tragedia, non c’è azione senza la sua diretta conseguenza.

Le interpretazioni di Zoe Saldana e Karla Sofía Gascón sono ipnotizzanti, la voce e il corpo di entrambe bucano lo schermo. Il rapporto tra Rita ed Emilia è intenso, un aiutarsi vicendevolmente che si trasforma sotto i nostri occhi dal do ut des al dare per amore, aiuto spontaneo e sincero. La costruzione dell’intesa e la sua potenza risiede proprio nelle attrici, magnetiche icone capaci di muovere il firmamento.

La regia purtroppo però non sembra volersi spingere mai all’eccesso sperato. Tra le coreografie e le scene action si sente la mancanza dell’esplosività. Vogliamo fuochi d’artificio dove ci sono i petardi, cascate dove ci sono piccoli torrenti. Certo, i corpi vengono esaltati, ma manca il rosso acceso della ciliegina sulla torta.

Le piccole mancanze del comparto visivo si compensano con quello sonoro. Le canzoni, pur non rispecchiando l’identità messicana (complici gli autori di musica e testi, entrambi francesi) si sposano perfettamente con ciò che raccontano, a volte intime e parlate, quasi sussurrate, altre grandi, annunciazioni di giubilo e feste nazionali.

Emilia Pérez è un diamante grezzo; forse avrebbe necessitato di dettagli e rifiniture per poter splendere al meglio, ma rimane un qualcosa di prezioso da conservare e mostrare al mondo.

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