Chi segna vince, la recensione: un Taika Waititi da divano e coperte

chi segna vince, la recensione del film

Vi ricordate la sensazione dei film della domenica pomeriggio in televisione? Quei film che, dopo qualche minuto di zapping, di catturavano con la loro semplicità e ti strappavano qualche sorriso. Quei film che ti rendevano piacevole le ore sul divano e ti liberavano la mente dai pensieri della settimana. Non erano capolavori e, probabilmente, non avrebbero mai segnato la storia del cinema, eppure non avremmo potuto vivere senza. Ecco, Chi vince segna (trailer) di Taika Waititi è proprio uno di questi film.

Il regista premio Oscar per Jojo Rabbit torna sul grande schermo con una storia vera bizzarra, proprio come è nel suo stile. Con la sua delicata comicità ci racconta le vicende della squadra di calcio delle Samoa Americane, un’isola sperduta nell’Oceano Pacifico. Cos’ha questa squadra di tanto speciale? Sono passati alla storia per una clamorosa sconfitta: trentuno a zero con l’Australia durante le qualificazioni per i mondiali. Dopo l’umiliazione, in diretta televisiva chiederanno aiuto a un nuovo coach, Thomas Ronger (Michael Fassbender), esonerato dalla squadra statunitense per via dei suoi scatti di rabbia.

Come detto, il film non è un capolavoro e pecca di qualche errore di scrittura. Un esempio sono i personaggi che, ad eccezione di due o tre, sono poco approfonditi e caratterizzati. Un vero peccato dato che il punto forte di Waititi è proprio la creazione di protagonisti e gruppi improbabili ed estremamente empatici. Dal suo Hitler in Jojo Rabbit fino al famiglio Guillermo di What we do in the shadow, non sono mai mancate figure curiose e capaci di far riflettere attraverso risate e stranezze. Nonostante questo, Chi segna vince è comunque un passo importante nei lavori di Taika Waititi che prosegue in modo chiaro l’autorialità di un narratore eclettico e versatile come lui. Anche in questo film, infatti, il regista neozelandese decide di portare all’attenzione del grande pubblico il diverso, una cultura lontana, dei volti veri e distaccati dai canoni di bellezza comuni. Come fatto con le sue serie Reservation Dogs e Our Flags means death, Taika Waititi riesce più di chiunque altro a raccontare storie di inclusione, accettazione ed appartenenza, senza forzare la mano o far sentire fuori posto personaggi come pirati omosessuali o indiani d’America trans.

Chi segna vince, la recensione

In Chi segna vince, però, questi suoi temi sono rafforzati dal fatto di trovarsi davanti una storia vera. Così, quando lo spettatore assiste alle riprese di repertorio della squadra, rimane disarmato. Tutto quello che sembrava fantasia acquista spessore e veridicità, come il personaggio di Jaya, una giocatrice transessuale, o il docile vice allenatore samoano che, durante gli allenamenti, faceva fermare la squadra per la preghiera quotidiana. Insomma, il nuovo film di Taika Waititi più che un classico film sullo sport è una finestra su un modo lontano dalle dinamiche occidentali. Un mondo in cui non esiste la parola “vincitori” perché l’importante è essere felici, un mondo in cui puoi esprimere il tuo io interiore senza paura dei pregiudizi, un mondo che, forse, l’occidentale sogna ma che non riesce a raggiungere perché immerso nel caos delle città, dei notiziari e dei dibattiti.

Quindi come approcciarsi a Chi segna vince? Probabilmente la risposta migliore è: come un samoano. Non aspettarti un film da premio Oscar, grandi colpi di scena o sensazionali effetti visivi. Goditi i volti di un popolo lontano, le battute leggere e, soprattutto, ricordati di essere felice, proprio come quando ti concedi una domenica di divano e televisione.

Al cinema.

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