#Cannes75: Boy from Heaven, la recensione del film di Tarik Saleh

Adam (Tawfeek Barhom), figlio di un pescatore egiziano, vince una borsa di studio alla prestigiosa Università di Corano del Cairo. Dopo qualche giorno scoprirà il lato oscuro del mondo degli Imam e dei loro assistenti e diventerà la spia per i servizi segreti militari egiziani. Boy from Heaven è un interessante thriller in ambito islamico che evidenzia il rapporto fra potere temporale e religioso.

Tarik Saleh, regista e sceneggiatore, ha esordito con il film di fantascienza distopica Metropia, presentato nel 2009 al Tribeca Film Festival di New York. Il suo stile si è subito contraddistinto per un’inclinazione all’integrazione tra tempi e caratteristiche stilistiche del cinema d’autore e il gusto per il film di genere tradizionale: le sue opere possono quindi essere facilmente interpretate tanto come film d’essai quanto come opere di intrattenimento per un pubblico sofisticato. Il poliziesco The Nile Hilton Incident – Omicidio al Cairo, presentato al Sundance di Park City, lo ha palesato a produttori americani che ne hanno sperimentato il potenziale assegnandogli una puntata della fortunata serie HBO Westworld. Recentemente Saleh si è integrato nella schiera di talenti di Hollywood con il film d’azione e spionaggio The Contractor, interpretato dalle star Chris Pine e Gillian Jacobs. Sebbene il talento di Saleh sia principalmente legato alla sua capacità di scrivere storie (ed ecco la ragione del Prix du scénario per la miglior sceneggiatura), l’industria nordamericana non si è ancora sentita di assegnargli un progetto legato alla sua autorialità, relegandolo così alla regia di opere a firma di altri sceneggiatori.

Esattamente come per The Nile Hilton Incident – Omicidio al Cairo, il film è costruito su una base da film di genere potenziandolo con elementi tipici del cinema realista e di denuncia sociale. L’opera quindi funziona sul piano dei colpi di scena da thriller ed è pienamente godibile solo seguendo il concatenarsi di arresti, omicidi e cospirazioni. La pellicola offre anche uno spunto concreto ed attendibile di riflessione sul rapporto fra autorità militare e religiosa, sull’uso del potere spirituale negli interessi di quello temporale, sull’impiego della fede per la manipolazione delle masse in condizioni di totalitarismo o semi-totalitarismo e come strumento di analisi della logica. Il giovane protagonista Tawfeek Barhom, nei panni dell’inesperto Adam, è straordinario ed affiancato dal più noto Fares Fares, che nei panni del colonnello dei servizi segreti porta la qualità attoriale del film al suo massimo. In particolare Fares è già stato apprezzato in Westworld, ma anche come protagonista di Omicidio al Cairo, nonché come Assad di Paziente 64 e Salim di The Contractor.

Il film è una parabola ricca di intrighi sulla differenza fra la fede interiore e le logiche politiche e capitaliste che governano le vicine istituzioni religiose, talvolta in competizione con il potere politico o militare. Una pellicola ad alta tensione sia per la natura della storia, sia per la coraggiosa denuncia del lato oscuro dell’islamismo moderno che ci obbliga a riflettere.

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