Anton Corbijn è prima di tutto un fotografo e, come tale, i suoi film sono sopra ogni cosa delle composizioni visive perfette. Lo era Control (2007), sofferto biopic in bianco e nero sulla vita di Ian Curtis – morto suicida a ventitré anni, lo è Life (2015), ancora un racconto biografico sulla rebel icon del cinema americano James Dean – ucciso da un incidente d’auto a ventiquattro.
Dane DeHaan (Chronicle, The Amazing Spider-Man 2) è James Dean; Robert Pattinson (Twilight, Cosmopolis) è Dennis Stock, fotografo dell’agenzia Magnum. Quando i due ragazzi si incontrano Dean è ancora sconosciuto al pubblico (East of Eden sta per essere distribuito in sala e Rebel Without a Cause non ha ancora il suo protagonista) e Stock, fotografo squattrinato, si ostina a volerne realizzare un servizio fotografico, intravedendo in quel giovane dell’Indiana la fama immortale che si sarebbe guadagnato. Le loro vite si incrociano nell’atto di spiccare il volo. Tuttavia, contrariamente alle aspettative, e forse alle intenzioni, Life non racconta la storia della loro amicizia.
Siamo di fronte alla ricostruzione piuttosto didascalica di quel momento che ha visto nascere alcune delle immagini più famose di James Dean, avendo il merito di determinare una svolta nella carriera del giovane fotografo. L’impressione che se ne ricava è che alla precisione con cui Corbijn ricrea ambienti, acconciature, costumi, alla cura riposta nella scelta degli attori, non corrisponda un’altrettanto approfondita indagine dei caratteri e dei loro rapporti. Fitta è la rete di citazioni e riferimenti cinematografici, molte le personalità ruotanti attorno alla vita dell’attore. Dalla storica fidanzata Pier Angeli, all’amica Eartha Kitt, il produttore Jack Warner, i registi Elia Kazan e Nic Ray, l’attrice Natalie Wood. Tutti sorprendentemente somiglianti agli originali ma niente di più che evanescenti comparse che si dissolvono al loro uscire di scena. Ci sono infine le fotografie, vere protagoniste del film, che Corbijn riproduce al millimetro, riproponendoci poi gli originali in coda al film in un eccesso di autocompiacimento per la propria bravura.
Da un punto di vista prettamente visivo (la definizione dell’immagine, la sua simmetria, i chiaroscuri, i primi piani) Life è un film dal quale non si riesce a distogliere lo sguardo ma che lascia la sensazione di essersi mostrato solo nella sua veste sfavillante, senza approfondire nessuno dei rapporti posti sul piatto della bilancia.