The Underground Railroad, la recensione della serie di Barry Jenkins

The Underground Railroad recensione serie TV

Arriva direttamente per Amazon Prime Video The Underground Railroad (trailer), l’ambiziosa serie di Barry Jenkins che, tratta dal libro di Colson Whitehead, aiuta riscrivere ed approfondire la storia della cultura afroamericana. Jenkins è un’assoluta promessa del cinema afroamericano, con una folgorante partenza come il film premio Oscar Moonlight e un opera seconda di ragguardevole fattura come Se la strada potesse parlare. Alla sceneggiatura, fianco a fianco con Jenkins, troviamo la capace Jihan Crowther, con un passato come story editor della serie The Man in the High Castle.

La ferrovia sotterranea (da cui il titolo) fu una vera rete di trasporti clandestina che operò in America e nei territori del Sud dal 1810 al 1850 permettendo a molti schiavi in fuga di raggiungere la libertà. Data la pericolosità del progetto, molte informazioni relative all’impresa vennero distrutte per proteggere i fuggitivi e gli abolizionisti che la resero possibile. Probabilmente il primo caso di documentazione in ambito di racconto di intrattenimento si trova nel classico La capanna dello zio Tom di Harriet Beecher Stowe.

Al centro del racconto del premio Pulitzer Colson Whitehead c’è l’odissea della giovane Cora, interpretata dalla carismatica sudafricana Thuso Mbedu, in fuga da una piantagione della Georgia, un luogo dove umiliazioni, stupri, torture e raccapriccianti pubbliche esecuzioni. Cora, aiutata da uno schiavo che legge I viaggi di Gulliver, entra a conoscenza della leggendaria ferrovia sotterranea che la porterà, come prima fermata, in Carolina del Sud, dove l’apparente democrazia e progressismo verso il popolo afroamericano nasconde esperimenti medici eugenetici, castrazione chirurgica e una forma più velata ma ugualmente incisiva di discriminazione razziale.

The Underground Railroad recensione serie TV

Brad Pitt e Barry Jenkins hanno lavorato al progetto, splendido ed ambizioso, fin dal 2016 e hanno avuto bisogno di anni per modulare i personaggi e trovare le risorse per quello che a tutti gli effetti è un kolossal moderno e colto della storia del popolo afroamericano. Se la serie degli anni 80′ Roots – Radici può rappresentare l’inizio e forse quasi l’ipotesto di questo progetto, è chiaro e inequivocabile che il prodotto di Jenkins supera tutti i suoi predecessori, collocandosi fra le serie più belle mai realizzate sulla storia americana. Il progetto non si ferma alla semplice narrazione avventurosa dell’odissea di Cora e nemmeno si limita a usare luoghi e personaggi per mostrare il lato oscuro dell’America di ieri e forse di oggi, ma va oltre le soluzioni canoniche, creando momenti di suggestione onirica e spazi di esplorazione dell’inconscio dei personaggi attraverso flashback, sogni e perfino visioni, evocando così grandi nomi americani come Michael Cimino e Terrence Malick.

Per poter dare maggiore enfasi al viaggio di Cora, Jenkins sceglie di non rispettare del tutto la cronologia storica, anticipando alcuni momenti rispetto alla loro attuazione nel tempo reale ma con il preciso scopo di fare del viaggio di Cora un viaggio del popolo afroamericano nella nazione che li comprò, li umiliò e che loro conquistarono e governarono. Non tutti i bianchi sono cattivi, ma i personaggi più disturbanti sono resi alla perfezione, creando una tensione continua non necessariamente visibile ma percepibile per tutto il flusso del racconto. Una particolare menzione la merita Joel Edgerton che con il personaggio di Ridgeway ci reagala un villain carismatico ed inquietante, odioso e spaventoso quanto ci si deve aspettare da un cacciatore di schiavi ma non privo di debolezze, nevrosi e tormenti interiori.

Infine, uno dei regali più grandi Jenkins ce lo fa nella quarta puntata, quaranta minuti di puro cinema che andrebbe visto in sala, con un immenso Peter Mullan e una regia autoriale che nulla ha da invidiare a un film da festival. Una serie imperdibile se si ama il cinema di qualità, che trascende la sua natura televisiva per offrire un opera d’arte completa ed unica.

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