Jim e Andy, la recensione del documentario su Netflix

Jim e Andy

Jim & Andy: The Great Beyond – Featuring a Very Special, Contractually Obligated Mention of Tony Clifton (trailer) è l’ironico titolo completo del documentario sulla piena immedesimazione di Jim Carrey nel ruolo di Andy Kaufman in Man on the Moon (biopic del 1999 diretto da Milos Forman). Il film di Forman racconta la carriera e la vita di Kaufman, un comico americano mancato nel 1984, famoso per la sua imprevedibilità e la sua comicità sopra le righe. Nel 2017 il documentario, diretto da Chris Smith e prodotto da Spike Jonze, venne presentato fuori concorso alla mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e successivamente distribuito su Netflix.

Jim e Andy si compone di due parti: il making of di Man on the Moon e l’intervista a Jim Carrey fatta venti anni dopo. Il ritardo nella distribuzione della prima parte fu causato dalla contrarietà dei produttori di Man on the Moon, che proibirono la diffusione delle riprese del backstage che avrebbero dato un’orribile impressione di Jim Carrey e danneggiato la sua carriera.

Carrey non interpretò soltanto un ruolo, ma diventò egli stesso Andy. Impressionanti e commoventi sono le reazioni dei parenti e amici di Kaufman, sorpresi dell’estrema somiglianza fra i due. Si immedesima così intensamente nella parte da non rispondere più al nome di Jim. Lui non è Jim Carrey, è Andy Kaufman. Nel corso del documentario vediamo gli attori in difficoltà ad approcciarsi con la star di Hollywood, e il regista tremendamente affaticato nel rapportarsi con un personalità talmente folle e squilibrata.

Partendo dal racconto della sua interpretazione e del personaggio di Kaufman, Jim Carrey tratta temi come il lavoro dell’attore, la sua carriera, il senso della vita e il concetto d’identità. Il comico racconta di come sia riuscito a liberarsi dal ruolo di “Jim Carrey” e di come dopo le riprese del film trovò non poche difficoltà a tornare in sé.

L’attesa di vent’anni è la riuscita del documentario. L’intervista ad un Jim Carrey invecchiato, che si riguarda indietro e giustifica la sua scelta folle, il motivo per il quale si è spinto così tanto oltre, lo rende molto di più di semplice materiale inedito delle riprese di Man on the Moon. Jim e Andy diventa un excursus sulla carriera di Carrey all’apice del suo successo, e una vera e propria ricerca di introspezione da parte dell’attore. Chris Smith gli lascia piena libertà, permettendogli di articolare un monologo interiore talvolta ridicolo, talvolta drammatico e commovente che colpisce sia la critica che il pubblico.

Il film, nonostante inquieti lo spettatore per tutti i suoi 94 minuti, non gli permette di distogliere l’attenzione. Il pubblico viene completamente trasportato dal flusso di coscienza dell’attore, ne rimane turbato e allo stesso tempo ammaliato.

Tragico e assurdo allo stesso tempo, Jim e Andy invoglierà a vedere o rivedere Man on the Moon in un modo totalmente diverso. È straziante, disturbante, divertente e drammatico proprio come la figura di Jim Carrey. Il film può apparire come il racconto di una delle sue migliori interpretazioni, oppure solo come un gioco andato troppo oltre, ma in entrambi casi il documentario riesce nell’impresa di inquietare e far riflettere.

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