Spider-Man: Across the Spider-Verse, la recensione: Infinito è meglio di uno

Spider-Man: Across the Spider-verse la recensione

Dimenticate gli Spider-Man di Sam Raimi. Scordatevi di Andrew Garlfied e Tom Holland. Mettete da parte le iconiche serie tv e gli elementi che caratterizzano da sempre l’amichevole Spider-Man di quartiere, perché Spider-Man: Across the Spider-Verse (trailer), diretto da Joaquim Dos Santos, Kemp Powers e Justin K. Thompson, li ha tutti e anche qualcosa di più.

Torna al cinema uno dei personaggi più amati di sempre e le aspettative da parte dei fan sono sempre altissime. Spider-Man: Un nuovo universo è stato un piccolo gioiello di animazione ed è riuscito ad introdurre il multi-verso con una trama interessante ed una scrittura abbastanza lineare. Anche Spider-Man: Far From Home aveva anticipato, con scarsi risultati a livello di trama e di cinematografia in generale, la direzione che la Marvel e, più in particolare, il personaggio di Spider-Man, avrebbe seguito per i prossimi film.

Spider-Man: Across the Spider-Verse esce nelle sale con una durata, sicuramente inusuale per un film d’animazione, di 2 ore e 20 minuti, con l’idea di essere seguito da una seconda parte che uscirà il 29 Marzo 2024: Spider-Man: Beyond the Spider-Verse. Ritorna un cresciuto Miles Morales (Shameik Moore) poco più di un anno dopo degli eventi del primo film. Lo troviamo alle prese con i soliti problemi che affliggono tutti gli Spider-Man, in particolare la ricerca continua di conciliare la propria identità segreta con la vita familiare. L’arrivo inaspettato di Gwen Stacy/Spider-Woman (Hailee Steinfeld) nell’universo di Miles, porterà ad una serie di eventi eccitanti e ricchi di colpi di scena. Confermato tutto il cast del prequel con delle nuove aggiunte molto interessanti, fra cui citiamo Oscar Isaac nei panni di Miguel O’Hara/Spider-Man 2099.

spider-man:across the spider- verse, la recensione

Spider-Man: Across the Spider-Verse è una pellicola dal grande valore estetico. Le animazioni hanno un aspetto sublime, fungendo da medium attivo ai fini del racconto. Talvolta esse interagiscono con le emozioni dei protagonisti, mutando i colori e/o perdendo i contorni dei disegni, assumendo l’aspetto di tele colorate ad acquerello. In altre occasioni, invece, riprendono il concept già intrapreso dal primo film, vengono inserite onomatopee o didascalie sullo schermo, richiamando molto elegantemente il mondo fumettistico (elemento che verrà apprezzato sicuramente dai cultori del genere).

Le scene d’azione, come ad esempio i rapidi spostamenti dei protagonisti nei momenti più concitati, sono rese visivamente con estrema cura, riescono a trasmettere allo spettatore la vertigine e la violentissima verticalità che ci si aspetta da un film pieno zeppo di Spider-Man. La trama si muove in uno spazio che aumenta la sua complessità man mano che la storia procede. Una narrazione ben articolata che alterna molto sapientemente momenti demenziali, con una regia più rapida e comica, a punti in cui il film rallenta, per concentrarsi sulle sfumature ed i drammi dei due protagonisti. Sicuramente sono presenti piccole sbavature qua e là che potrebbero saltare all’occhio dei più attenti, ma senza inficiare particolarmente con la visione del film.

Il personaggio di Gwen Stacy in questa storia passa sempre più in primo piano, senza però snaturare o risultare troppo presente in confronto al reale protagonista. Questa scelta aiuta lo spettatore non solo ad avere un quadro più chiaro di ciò che saranno i risvolti di trama, ma anche a creare una connessione fra Miles ed il suo ruolo nel multi-verso, senza cadere erroneamente nell’estremo citazionismo già visto in Far From Home. Con Spider-Man: Across the Spider-Verse ci troviamo davanti ad un Miles Morales, ed in generale ad uno Spider-Man, molto ricco nella caratterizzazione e per nulla piatto (nota dolente dei film live action precedenti), che dà vita ad espedienti di trama originali ed affascinanti, ampliando virtualmente quelli che sono i temi tipici toccati dell’Uomo Ragno. Citazione d’onore va anche al comparto audio e musicale (curato da Daniel Pemberton), che si conferma, come nel prequel, di grandissimo livello, capace di adattare il repertorio musicale contemporaneo e contestualizzarlo alla perfezione con il concept del film.

Probabilmente siamo davanti allo Spider-Man cinematografico migliore prodotto finora. Adatto a chi non si accontenta di un solo Spider-Man sullo schermo, e a chi invece, ricerca una certa originalità nella trama. Apprezzabile sia da un pubblico molto giovane che da uno adulto più esigente. Confermando ancora una volta che il cinema animato, se “confezionato” con cura, può portare i film a livelli irraggiungibili dalla macchina da presa, adottando espedienti e linguaggi che il cinema “reale” difficilmente potrà portare su schermo.

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