Smile, la recensione: il trauma dietro un sorriso

Smile

“Quando la morte ti sorride hai i giorni contati.”

Non è facile decifrare il nuovo horror psicologico diretto da Parker Finn. Un film che si rifà agli horror americani degli anni ‘2000, ma allo stesso tempo all’horror d’autore contemporaneo, che affronta tematiche delicate ma al contempo non disdegna del sano intrattenimento d’orrore commerciale, presentandosi come un mashup di elementi prelevati da generi e forme diverse. La dottoressa Rose Cotter (Sosie Bacon), dopo aver assistito ad un evento traumatico che ha coinvolto una sua paziente, viene perseguitata da spaventosi e terrificanti eventi. Presa dal terrore, sarà costretta a confrontarsi con un passato traumatico da sempre represso per venire a capo della situazione.

Smile (trailer) segna il ritorno del “modello The Ring”, ovvero di tutta quella fascia di film (molto diffusi nel primo decennio del 2000) con un/a protagonista che dopo aver vissuto un evento traumatico inizia una lotta contro il tempo per indagare e individuare l’origine di un male, solitamente paranormale, per poterlo combattere. Il tutto però decisamente perfezionato sul livello tecnico. Infatti, non c’è più traccia di quei filtri bluastri tanto in voga allora quanto discutibili oggi, ma anzi troviamo una regia ben studiata e a tratti perfino “misteriosa”, con dei movimenti di macchina che più volte sembrano voler omaggiare l’operato di Ari Aster (forse in alcuni frammenti anche in maniera eccessiva).

Smile è un film che parla del concetto del trauma, qui sviscerato ed esteso in forma onirica, diviso in diversi livelli e sfaccettature. L’importanza del chiedere aiuto, dell’affrontare i pesi che ci trasciniamo dietro, il senso di colpa per gli errori che crediamo di aver commesso. I traumi che ci portiamo dentro non solo ci caratterizzano ma spesso ci accompagnano per la nostra intera vita, la storia vissuta dalla protagonista sembra voler suggerire a tratti che non esiste una vera cura verso tali tormenti, si può solo imparare come gestirli ed evitare che compromettano troppo la nostra stessa esistenza. Smile è un’opera che lavora per contrasti e contraddizioni, ci viene raccontata l’essenza del dolore umano tramite l’orrore di un sorriso, un sorriso che dovrebbe rassicurare ma che invece risulta inquietante e aggressivo. Anche la regia del film, che spesso ci presenta un racconto espresso tramite immagini capovolte, sembra voler ribaltare più volte questo sorriso come a voler svelare la sofferenza che si cela alle sue spalle.

Tutto questo, però, condito ed incartato con i soliti topos facilmente identificabili in un cinema horror volto ad un pubblico più generalista, tra cui jumpscare non sempre riusciti e i già citati sorrisi (che a modo loro rimandano ad altri horror più o meno simili come Obbligo o verità). I sorrisi stessi sono paradossalmente uno dei punti deboli del film, poiché non tutti gli attori coinvolti riescono a rendere lo stesso risultato, considerato che la linea che divide l’inquietante dal grottesco è particolarmente sottile e riuscire ad incutere timore tramite un’espressione facciale così basilare non è affatto semplice. Inoltre, a dispetto dei due primi atti a modo loro “monotoni” e ripetitivi, una volta entrati nell’atto finale sembra che il film cominci a delirare, come se si dovesse raggiungere un climax continuo che faccia sussultare gli spettatori a più riprese, portando all’eccesso quasi ogni singola scena tentando di esasperare tanto la protagonista quanto l’audience. Scadendo, purtroppo, nel bislacco.

A visione terminata si ha l’impressione di aver visto un film che potesse dare di più. Che affronta sì una tematica seria, ma lo fa in modo irregolare alternando momenti di velata (e forse involontaria) ilarità ad altri in cui, invece, lo spettatore si sentirà braccato da ciò che sta guardando. Passando attraverso Hereditary, The Ring, It Follows e perfino una piccola parentesi di body horror, Smile riesce a guadagnarsi un meritato posto in sala, perché al pari dei suoi pregi e difetti, riesce comunque ad intrattenere per tutta la sua durata e ad incutere una sincera curiosità su come andrà a concludersi la vicenda narrata, con un finale non poi così scontato ed un messaggio di fondo a modo suo ambiguo ma sicuramente impattante.

Il film uscirà nelle sale il 29 settembre.

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