#ROMAFF15: El olvido que seremos, la recensione

El olvido que seremos (trailer) è tratto dal libro biografico “L’oblio che saremo” dello scrittore Héctor Abad Faciolince. Questa premessa è d’obbligo per inquadrare il film, infatti la Storia (quella con la S maiuscola) viene messa da parte per concentrarsi sul racconto a misura d’uomo, anzi, a misura di un bambino, che ama e quasi venera suo padre, il dottore Héctor Abad Gomez (interpretato da un bravissimo Javier Cámara), personaggio di spicco nella comunità colombiana di Medellin.

La struttura narrativa scelta dal film è atipica: si parte dal futuro, quando il protagonista, ormai studente universitario, viene richiamato a casa perché il padre è stato mandato via dall’università in cui ha lavorato per tanti anni. La fotografia è in bianco e nero, il mondo quindi appare sbiadito. Ma chi è Héctor Abad Gomes e perché è stato mandato via dall’università? Quindi il racconto torna indietro di anni: il protagonista è bambino e, attraverso il suo racconto, risponde alle domande dello spettatore. La fotografia qui non solo è a colori, ma è vivace, come la spensieratezza di un bambino.

Ciò che colpisce di El olvido que seremos di Fernando Trueba è il punto di vista del racconto: il personaggio storico non è raccontato attraverso il (solito) film biografico che ne ripercorre le gesta, ma attraverso gesti modesti, quotidiani, messi in pratica non dall’uomo passato alla storia ma da un padre, un marito e un semplice dottore. Il ritratto dell’uomo che si evince è affascinante ed è quello di una persona affettuosa e forte, intelligente e giudiziosa. Il figlio lo venera così tanto da voler desiderare l’inferno piuttosto che abbandonarlo.

Con la crescita del figlio, però, le cose cambiano. Arriva l’adolescenza e con lei l’amore del figlio viene sostituito da un senso di astio verso un padre importante; l’aspirazione del padre di cambiare le cose diventa vanità. A questo punto il racconto implementa alcuni accenni del contesto storico, prima quasi ignorato dal discorso diretto. Tuttavia, l’approfondimento viene comunque filtrato attraverso la figura del padre e le azioni che compie. Il figlio continua a non capire perché il padre decida di occuparsi dei problemi degli altri anziché di concentrarsi sulla propria famiglia, ma il genitore gli risponde: «Nessun problema è solo degli altri».

Il racconto di Trueba forse soffre di uno stile prossimo alla ricostruzione televisiva, tuttavia da un certo punto di vista il suo film offre una visione semplice di una storia che richiedeva a gran voce una regia quanto più invisibile possibile. El olvido que seremos non ha una trama avvincente, anzi, ciò che accade sono una serie di situazioni familiari vissute da un personaggio storico importante, però quella raccontata resta una storia grandiosa, e il cinema in questo caso diventa un semplice mezzo utile a proporre un film per non dimenticare.

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