La casa che brucia, la recensione della serie su Netflix

La casa che brucia recensione serie Netflix

C’è chi dice che i cattivi siano sempre i personaggi più interessanti, nelle storie. Sono furbi, a volte indecifrabili, sorprendenti nel bene e nel male. L’antagonista di oggi è Makiko Mitarai (Kyōka Suzuki), una donna in carriera disposta a tutto per la fama e il denaro. Stiamo parlando della serie La casa che brucia (trailer), uscita il 13 luglio su Netflix.

L’incendio di una casa divide le vite di una famiglia. Satsuki (Michiko Kichise), madre di due bambine, è convinta di essere la colpevole. Il trauma per lei è così forte da causarle un’amnesia, che la costringe in ospedale per diversi anni. Osamu Mitarai (Mitsuhiro Oikawa), padre e primario di un ospedale, decide di abbandonare la famiglia per il disonore. Le figlie Anzu (Mei Nagano) e Yuzu (Yuri Tsunematsu), una volta cresciute, indagheranno per scoprire il vero colpevole dell’incendio. Makiko, ex amica di Satsuki e nuova moglie di Osamu, è il sospettato perfetto. La matrigna per definizione, che però non ha mai visto né Anzu né Yuzu. Anzu, la più grande, decide di cercare delle prove in casa sua proponendosi come domestica sotto falso nome. La verità su Makiko sarà sempre più complicata, e la scoperta di nuove possibili tracce darà vita a continui cliffhanger ben congegnati tra un episodio e l’altro.

La casa che brucia recensione serie Netflix

L’indagine è ambientata molto spesso di giorno, con una fotografia luminosa e colorata. Questo ci allontana completamente dalle atmosfere tipiche del thriller o del noir. Ci troviamo invece in un mondo colorato, gentile, in cui la protagonista non cerca vendetta, ma vuole solo delle scuse sincere. Un mondo di questo tipo dà spazio anche a linee comiche, momenti di tenerezza e vere storie d’amore tra alcuni personaggi, in pure stile j-drama. Per la linea comica basti pensare a Yuzu, la sorella di Anzu. Personaggio sopra le righe che affronta ogni cosa con un entusiasmo esagerato ed inverosimile, e che, proprio per questo, ogni buon fruitore di anime saprà apprezzare. O il classico triangolo amoroso in stile rom-com in cui Shinji (Taishi Nakagawa), uno dei figli di Makiko, è innamorato della stessa Yuzu, ma un’altra ragazza è innamorata di lui. O ancora, l’incontro improbabile tra Anzu e Kiichi (Asuka Kudo), primo figlio di Makiko, che diventerà sempre più profondo. Un personaggio spietato come Makiko, in mezzo agli altri, stona e risulta così interessante.

Manipolatrice, bugiarda, per lei conta solo l’apparenza. Finge perfino di saper cucinare, per apparire perfetta sui social. Nella cultura giapponese, il duro lavoro e l’onestà sono valori incontestabili. Tradire questi valori significa guadagnarsi l’odio di chiunque. Makiko rischia attimo per attimo di perdere credibilità ed essere odiata da tutti, anche dal marito e dai figli. Che sia colpevole o no, la ricerca di verità e giustizia sarà inevitabile per Anzu e Yuzu. La serie non ha troppe pretese ed è ben congegnata nell’intreccio. Anche i personaggi secondari avranno un ruolo importante, rendendo così difficile il verificarsi di “tempi morti”. La casa che brucia Incarna il valore dell’onestà, il vero obiettivo della protagonista sarà infatti la ricerca di un risarcimento emotivo da parte di Makiko. Se cercate una storia leggera ma appassionante, che possa anche farvi immergere tra le strade di un quartiere del Giappone in autunno, di sicuro questa serie vi aiuterà a superare le giornate più afose dell’estate.

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