15 anni di Kung Fu Panda: un film d’animazione diventato intramontabile

Kung Fu Panda: 15 anni dopo

Il 29 Agosto del 2008 usciva nelle sale italiane Kung Fu Panda (trailer), un film di animazione diretto da Mark Osborne insieme al collega John Stevenson e scritto da Jonathan Aibel e Glenn Berger. Se la casa di produzione, niente di meno che la Dreamworks, si trovava da anni in una fase di grande fertilità (si pensi a capolavori come Galline in fuga, Shrek, Spirit, Giù per il tubo, giusto per citarne alcuni), gli sceneggiatori e i registi a cui fu affidata la realizzazione di Kung Fu Panda erano appena agli esordi. Eppure, si dimostrarono all’altezza di un altro film destinato a rimanere nella storia del cinema di animazione. Curiosamente, Kung Fu Panda fu sia il primo che l’ultimo film di grande successo delle maestranze citate: il lavoro di alcuni di loro si ritrova, fra i film più acclamati, soltanto nei sequel che seguirono al primo film e in Mostri contro Alieni (2009).

Si potrebbe dire che quindi le maestranze coinvolte abbiano avuto vita breve, ma il contributo verso Kung Fu Panda fu cruciale. Il film ha riscosso un seguito straordinario: in Italia diventa il film più visto del 2008 e nel mondo incassa oltre 630 milioni di dollari, diventando il film non sequel di maggiore successo della Dreamworks. Nel 2009 riceve la nomination agli Oscar per miglior film d’animazione, ma il premio andrà ad uno dei migliori film della storia del cinema: Wall-E. Il film vede nascere altri due capitoli, diventando una saga: nel 2011 e nel 2016 escono Kung Fu Panda 2 e Kung Fu Panda 3, due sequel che il pubblico, molto probabilmente, confermerà non essere all’altezza del primo. Il 7 Marzo 2024, invece, è prevista l’uscita in Italia del quarto capitolo della saga: un evento che testimonia, ancora oggi, il grande impatto che ha avuto il primo film.

Kung Fu Panda è un film che deve il proprio successo a vari fattori, fra i quali due svolgono un ruolo centrale per realizzare un equilibrio fra intrattenimento e coinvolgimento emotivo dello spettatore: le immagini dei combattimenti e la caratterizzazione dei personaggi. Da un lato, troviamo sequenze di scontri e battaglie memorabili, in piena aderenza allo stile filosofico delle arti marziali e della cultura cinese. Impossibile non ricordare l’avvincente scontro fra i 5 cicloni e Tai Lung, l’emozionante fuga di quest’ultimo dalla prigione che lo rinchiude, oppure il duro e teatrale addestramento del protagonista Po con il maestro Shifu.

Oltre all’azione, il film si avvale di una forte edificazione morale. Basta poco per far tornare alla mente alcuni degli aforismi recitati dai personaggi: «Il caso non esiste», «Spesso ci si imbatte nel proprio destino sulla strada presa per evitarlo», «Imparerai a fidarti del tuo maestro come io ho imparato a fidarmi del mio» e così via. Il film regala delle perle di saggezza destinate a rimanere impresse nella nostra memoria, a tornarci in mente nei momenti in cui sembriamo preda di un fato e costretti ad affrontare un destino più grande di noi. Sono queste le sfide che incontrano i personaggi, da cui nasce il loro arco di trasformazione: il protagonista Po, deriso e lasciato sempre indietro, che fa dei propri limiti un’arma da combattimento; Shifu, che supera il suo ego granitico per accogliere una pace interiore, inaspettata in quanto scaturita dall’incontro con Po, il suo Yang. Vi è poi l’amatissimo maestro Oogway, faro di saggezza per i due protagonisti, a cui mostrerà che è possibile intraprendere una strada ostile ed imposta dal destino.

Kung Fu Panda ci insegna che non servono ingredienti segreti per raggiungere un traguardo: si può perseguire qualcosa che sembra impossibile, mantenendo la propria identità integra e rimanendo fedeli alla propria natura; proprio come Po, che non ha bisogno di una antica pergamena per sapere di essere a suo modo capace di affrontare il nemico e diventare qualcuno.

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