#RomaFF16: Promises, la recensione

Promises

Promises è il titolo del terzo lungometraggio diretto dalla scrittrice Amanda Sthers con protagonisti Pierfrancesco Favino, Kelly Reilly e Jean Reno. Definibile come un dramma a sfondo romantico, il film è stato presentato in anteprima mondiale alla 16° edizione della Festa del Cinema di Roma e uscirà nelle sale a partire dal 18 Novembre.

Tema cardine del film può essere considerato il rimpianto di un amore mai vissuto a pieno dal protagonista, Alexander (Pierfrancesco Favino), di cui osserviamo le varie tappe della frastagliata vita amorosa e della difficile situazione famigliare. Elemento sicuramente interessante del film è quello della linearità temporale, anch’essa frastagliata, che ci porta avanti e indietro nel tempo tra giovinezza, maturità e vecchiaia del personaggio interpretato da Favino. C’è però da sottolineare che questi balzi, seppur “giustificati” nel racconto attraverso il concetto di “circolarità del tempo”, non sempre risultano efficaci e a volte possono apparire fastidiosi, poiché non sembrano avere un effettivo senso nel loro compiersi o visti nel loro insieme.

La regia risulta esente da particolari guizzi e piuttosto piatta: particolare attenzione viene quindi affidata alla narrazione e alla storia, che però non convincono pienamente, affiancati a personaggi che appaiono per la maggior parte poco approfonditi e apparentemente troncati rispetto alla loro controparte cartacea. La stessa regista ha infatti dichiarato quanto sia stato difficile adattare il suo libro ad un’esperienza relativamente breve come quella filmica e, vedendone il risultato, avvertiamo forse troppo questa difficoltà. Il film presenta tanti, troppi piccoli spunti che danno la parvenza di essere interessanti, ma che poi rimangono lì, senza riuscire a stupire o convincere più di tanto. Si ha spesso la sensazione di trovare eventualmente una soluzione a ciò attraverso il libro (cosa mai positiva per una trasposizione), ma allo stesso tempo il film non si rende affatto un buon trampolino per approfondire su carta ciò che abbiamo visto su schermo.

Anche il tema principe del film, ovvero quello di un drammatico amore mancato, viene portato avanti con forza e in maniera piuttosto interessante, senza mai dare la soddisfazione di vedere i protagonisti sbandierare il loro amore, salvo poi essere completamente snaturato nel finale, in cui si scivola in un classico e banale cliché romantico del tutto evitabile e che fa crollare ancor di più l’intera pellicola. Finale poi che dà l’impressione di arrivare più volte nel corso dell’ultima parte e quando assistiamo finalmente all’effettiva conclusione, ci si rende conto di quanto sarebbero stati molto più adatti tutti quelli a cui avevamo erroneamente creduto (e forse anche sperato) pochi minuti prima.

Insomma, il film è parso come un’occasione mancata di trasporre una storia che poteva sicuramente avere qualche potenzialità, visto anche il grande successo del libro, ma che non stupisce né convince particolarmente. Gli attori tuttavia risultano in parte e credibili nel loro nuovo e ritroviamo un Favino che, come al solito, non ci fa dubitare delle sue capacità recitative plurilinguistiche, ma che negli anni a venire non ricorderemo sicuramente per questa prova.

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