Uncut Gems, l’estetica del grezzo dei Safdie Brothers

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New York è stata la protagonista di molteplici film, raccontata sotto le sfumature più variegate, basti pensare a grandi autori come Scorsese e Allen che hanno esaltato la potenza e la maestosità della metropoli. Oggi ci sono i fratelli Safdie (Benny e Josh) a mostrarci la frenesia della Grande Mela, ma lo fanno distanziandosi dalla scuola dei grandi maestri.

Pur essendo molto giovani, non si possono definire propriamente dei registi in erba, infatti entrambi lavorano nel mondo del cinema da parecchi anni ormai (come attori, registi e montatori), ma possiamo dire che si siano fatti conoscere veramente solo nel 2017 con il loro film Good Time, che riscuote un grande successo al Festival di Cannes nello stesso anno (disponibile sulla piattaforma Netflix). Creato appositamente per l’attore Robert Pattinson, Good Time ci fa mostra di uno degli elementi più importanti del cinema dei fratelli Safdie, ossia la malativa, lo sporco e il grezzo che diventano incredibilmente elementi virtuosistici ed estetici.

Questa peculiarità la si ritrova ancora nella loro nuova opera Uncut Gems (trailer). Howard Radner, un gioielliere ebreo di New York amante delle scommesse, cerca di destreggiarsi tra il caos e i debiti che lo ricoprono fino al collo. Una gemma pura, attesa con molta bramosia, potrebbe rappresentare la soluzione a tutti i suoi problemi e l’occasione che potrebbe cambiargli la vita.

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Se dovessimo utilizzare un aggettivo per definire Uncut Gems, sarebbe sicuramente “frenetico”. Ogni tassello che compone questo film ragiona fluidamente l’uno con l’altro, con un unico scopo: creare caos. A fare da sfondo a questo grande stato confusionario, che caratterizza la vita di Howard, c’è sempre New York. New York è violenta, ostile, egoista esattamente come ogni personaggio che troviamo in Uncut Gems. È come se fossero guidati da un costante senso di ricerca verso un qualcosa che potrebbe recare pace nelle loro vite (soprattutto in quella di Howard). Questa investigazione trova voce nell’unico oggetto armonico del film: un’opale nera, questa gemma naturale, che tramite la sua bellezza (oltre il suo enorme valore), sembra comunicare purificazione all’interno di uno scompiglio generale.

Queste caratteristiche si protraggono come un’eco, sia nella vicenda, che può essere considerata un costante climax, che nella messa in scena. Interessante il meticoloso lavoro che è stato fatto sul montaggio e sul sonoro: due elementi essenziali che sottolineano il ritmo sfrenato del film. Lasciano lo spettatore in costante tensione e senza fiato, come se avesse corso una maratona. Anche in questo caso, però, la frenesia viene interrotta in ogni immagine dedicata all’opale nera: inquadrature lunghe e dettagliate (entrano addirittura all’interno della gemma), accompagnate da un brano dai toni orientaleggianti, che suggerisce sensazioni trascendentali.

La vera riuscita di questo film è indubbiamente grazie a Adam Sandler. L’attore introietta perfettamente l’estetica grezza dei Safdie, divenendo così la colonna portante di Uncut Gems. Ciò che rende realmente la sua performance degna di nota, è il modo in cui riesce a far empatizzare in modo spontaneo e naturale lo spettatore, nonostante il suo personaggio si possa definire un tipico anti-eroe. Il film si conclude poi interrompendo improvvisamente il suo flusso energico e vitale, spezzando in modo brusco quel cordone che lo accompagnava sin dall’inizio.

Uncut Gems conferma ancora una volta un cinema giovane e prepotente, che non risulta arrogante, ma piuttosto estremamente consapevole del suo potenziale. Questo cinema porta la firma Safdie.

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