Una classe per i ribelli, la recensione: la sinistra che ride di sé

una classe per i ribelli

Sofia (Leïla Bekhti) e Paul (Edouard Baer) sono una coppia particolare. Lui, batterista di un gruppo punk, e lei, un’avvocatessa, decidono di trasferirsi nella periferia parigina per iscrivere il figlio minore a una scuola pubblica dove potrà beneficiare di un ambiente multicultare, ovvero quel tipo di atmosfera che Sofia e Paul preferiscono. Tutto cambia dopo un risvolto improvviso spinge gli amici della coppia a trasferire i loro figli a una scuola privata. Ma Sofia e Paul (e in particolare quest’ultimo) sono degli idealisti fin troppo radicali, quindi si rifiutano di trasferire il proprio figlio in una scuola privata. Per comunicare allo spettatore gli ideali cocciuti dei protagonisti, il film si apre con uno scontro: l’agente immobiliare comunica felice che il prezzo dell’immobile è raddoppiato, tuttavia Paul si rifiuta di rivederlo e guadagnarci su, per non alimentare il capitalismo.

Una classe per i ribelli (trailer) è una commedia che tenta di mostrare le contraddizioni della sinistra radicale, ovvero quando le ideologie ottuse sono incompatibili con la realtà dei fatti. Il problema è che per farlo passa dagli stereotipi delle situazioni mostrate, non riuscendo a dominarli per diventare provocatorio come avrebbe voluto essere. Anzi, il risultato finale è fin troppo politicamente corretto, nonostante sia il film stesso a prendersi gioco di questo atteggiamento. Infatti, Sofia scopre di avere il lavoro soltanto per le sue origini magrebine, così vorrebbe far causa ai suoi datori per «discriminazione positiva»; oppure, vediamo una maestra disperata perché non può dire certe parole, considerate vietate in quanto negative (tra loro c’è ‘terrorista’).

Lo scopo primo di Una classe per i ribelli è quello di testimoniare lo stato in cui è riversata la scuola pubblica francese, eppure la narrazione si perde in digressioni che disorientano lo spettatore, perché si manifestano in sviluppi improvvisi e sviluppati male. Allora la narrazione si sposta proprio sulla coppia di Sofia e Paul, così però resta incomprensibile quale fosse l’obiettivo del film. Gli spunti interessanti di certo non mancano, soprattutto nei tentativi di mettere a confronto la destra e la sinistra, come quando si scopre la gestione dell’orto condiviso, ovvero una conduzione che impone regole rigide, nonostante si professi libero. Però le idee non bastano per salvare il film, così come non bastano le citazioni cinematografiche, la scena ambientata al cinema o le poche risate strappate qua e là, perché in contrasto esistono sviluppi frettolosi e scene goffe, su tutte quella della scalata finale, che appare bruttina e fastidiosamente stucchevole. Per questo motivo, Una classe per i ribelli appare confuso, poiché lo scopo viene conseguito con un plot banale e innocuo – quest’ultima, una caratteristica quasi offensiva per una commedia che avrebbe voluto ringhiare.

Il film è nei cinema a partire dal 22 ottobre.

Ti potrebbero piacere anche

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ho letto la privacy policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali ai sensi del Regolamento Europeo 2016/679 (GDPR) e del D.Lgs. n. 196 del 2003 cosi come novellato dal D.Lgs. n. 101/2018.