
Dopo aver realizzato diversi cortometraggi e sceneggiature, la regista Anne-Sophie Bailly presenta nel 2024 il suo primo lungometraggio Tutto l’amore che serve (trailer). L’opera riceve numerose candidature nella sezione «Orizzonti» all’ 81ª Mostra del Cinema di Venezia e vince la Foglia d’Oro al Festival del Cinema Francese di Firenze.
Mona (Laure Calamy) è una combattiva madre single che condivide un rapporto molto stretto con il figlio Joel (Charles Peccia-Galletto), ragazzo con disabilità cognitiva. Egli lavora in un centro specializzato dove inizia a provare dei forti sentimenti di attrazione per la sua collega Océane (Julie Froger), anche lei una ragazza con disabilità. I due instaurano una relazione romantica e consumano di nascosto un rapporto sessuale che fa rimanere incinta la ragazza. Mona e i genitori di Océane sono molto sorpresi dalla notizia, non sanno come sia giusto agire e se lasciare pieno spazio alle volontà dei due figli che desiderano tenere il bambino. I rapporti tra i personaggi si complicano e le certezze di tutti iniziano a vacillare: vengono così presentati a Mona interrogativi sull’amore, sulla genitorialità e sull’autonomia.
Joel cerca di distaccarsi dalla madre più volte, durante la visione dell’opera si scopre però il rapporto di dipendenza reciproca tra i due: egli ha bisogno di molte attenzioni a causa della sua condizione, lei invece non riesce a non badare a lui e a lasciarlo autonomizzare completamente. Joel ha un grande valore nella vita di Mona, è nato infatti quando era ragazza ed è stato cresciuto unicamente da lei vista l’assenza del padre. Quando Mona riceve la notizia della gravidanza di Océane inizia a riflettere sull’autonomia di Joel, il quale anche se adulto non è completamente capace di badare a sé stesso e di relazionarsi in determinate situazioni sociali.

La condizione di disabilità dei due personaggi però, nonostante sia un elemento che accentua la necessità di cure, non è il tema centrale dell’opera. Per Tutto l’amore che serve infatti, è solamente la base di partenza per esplorare il rapporto madre-figlio e le responsabilità nella genitorialità. Come ha dichiarato la stessa regista in un’intervista (Parigi, agosto 2024):
«La disabilità crea una lente di ingrandimento per osservare la complessità delle relazioni tra genitori e figli. La vulnerabilità di un figlio disabile accentua le paure del genitore o dei genitori. Rende più difficile il distacco e genera risentimento e senso di colpa da entrambe le parti, che sono forti leve drammatiche, presenti in misura maggiore o minore in tutte le relazioni familiari. Il fatto che un personaggio sia disabile non significa automaticamente che l’argomento sia la disabilità. Dà anche un ruolo reale, dal punto di vista artistico, ai protagonisti “diversi”, mettendoli al centro delle storie a prescindere da questioni di salute mentale, impedimenti o ostacoli.»
Mona è posta più volte in situazioni di elevato stress dovute a scelte e comportamenti di Joel, dove dopo numerosi tentativi iniziali la si può vedere prendere decisioni unicamente per sé stessa dopo anni di attenzioni per il figlio. Solo dopo che Joel si allontana per andare a cercare il padre biologico viene approfondita la sua timida vita amorosa e sessuale con Frank (Geert Van Rampelberg), con il quale Mona inizia a riscoprirsi e a pensare gradualmente a sé.
In sala.