Tolo Tolo, recensione del film di Checco Zalone

Tolo Tolo, recensione del film di Checco Zalone

Luca Medici, in arte Checco Zalone, è uno degli attori più in vista d’Italia. Sarà per la fedeltà nella rappresentazione dello stereotipo dell’italiano medio, per le canzonette che fanno ridere a crepapelle oppure per la simpatia di un uomo che si mette al servizio del pubblico? Queste osservazioni possono essere contraddette, eccetto il fatto che Medici rimane imparziale. Zalone da che parte sta? Quando la data d’uscita del suo ultimo film, Tolo Tolo (trailer), è stata comunicata al pubblico, è accorsa una psicosi collettiva: Checco Zalone è di destra? È razzista? Oppure è estremamente attuale e ironizza su un problema serio? Il buon marketing del film, lo scoop dei giornali (soprattutto quelli di gossip) e l’amore per le polemiche (saldo e storico principio tutto italiano) hanno dato un’immagine sbagliata non solo all’attore pugliese ma anche al prodotto. Cercheremo di rispondere a questa domanda.

Dopo aver tentato la carriera da business man a Spinazzola con il sushi nelle Murge, Checco è costretto a scappare in Africa lasciando ai parenti e alle due ex mogli arretrati e debiti. Il caso vuole che al nostro qualunquista nulla va per il meglio, anzi: tenterà in tutti i modi di ritornare in Italia in compagnia di un gruppo di migranti.  

Infatti, mentre Checco trova lavoro come cameriere in un resort di lusso in cui è lontano da imposte e Agenzia delle Entrate (nonostante tutto sa di non ricoprire più la carica imprenditoriale che lo ha portato al fallimento), nel frattempo deve pensare a tornare in Italia e fuggire da una guerra imminente. L’avventura consisterà nell’attraversare il deserto, “soggiornare” in Libia e affrontare a tutti i costi la situazione più temuta: la traversata nei mari con il barcone. Ed ecco che il caldo, la fatica e il nervosismo e la vicinanza con i migranti sfocia in una comicissima interpretazione ducesca.  Non mancano le citazioni (oltre a quelle cinematografiche), come il Primo Levi di Se questo è un uomo: «la convinzione che ogni straniero è nemico giace in fondo agli animi come una infezione latente». L’attore, ovviamente, aggiunge «Come con la candida».

Zalone non cambia. Rimane il qualunquista iniziale che si preoccupa per una crema per il viso e di vestiti di marca. La crudezza e il nichilismo che non assolve e nemmeno giudica era una caratteristica fondamentale per gli attori della tanto amata commedia all’italiana; un accostamento azzardato degno dei migliori interpreti degli anni Cinquanta e Sessanta. Il protagonista non è mai dolce o poetico, rimane comico e spiritoso fino all’ultimo. L’ipotesi è la dimostrazione che nulla è cambiato rispetto al passato, tranne le forme di come il mutamento sociale, la paura del progresso e la conseguente destabilizzazione dell’abitudine creano scompiglio e distacco.

Tolo Tolo è un film apolitico, un inno all’umanità contro l’ipocrisia, il quale nasconde un messaggio segreto ed originale. Sembra quasi, infatti, che Luca Medici voglia intendere che c’è bisogno di nuovi italiani perché quelli che abbiamo sono stanchi, insopportabili, consumati dalla corruzione e assetati di denaro. In questo film è come se questi nuovi italiani ci fossero, ma di un altro colore, tutti pronti, pieni di entusiasmo e di amore per la cultura.

Tolo Tolo, prodotto da Pietro Valsecchi, è in sala dal 1 gennaio 2020, distribuito da Medusa Film.

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