The Lodge, autoreferenzialità in un non-horror non-paranormale

The Lodge

The Lodge (trailer) è un film distribuito dalla Eagle Pictures firmato Veronika Franz e Severin Fiala (Goodnight Mommy).

Protagonisti sono due fratelli, Aiden (Jaeden Martell) e Mia (Lia McHugh), lui un adolescente e lei poco più che una bambina, la cui vita viene sconvolta dal suicidio della madre, Laura (Alicia Silverstone). Il padre, Richard (Richard Armitage), aveva già intrapreso una relazione con Grace (Riley Keough), segnata dall’essere l’unica sopravvissuta al suicidio di massa degli appartenenti ad una setta religiosa cui il padre era a capo. La rigidissima educazione ricevuta e ciò che aveva visto costituiscono un enorme trauma che, nonostante gli anni trascorsi, la costringe a fare uso di psico-farmaci.

Sei mesi dopo la morte di Laura, Richard mette Aiden e Mia al corrente dell’intenzione (già maturata prima ancora del divorzio dalla madre) di sposare Grace, nonostante il parere apertamente contrario di entrambi. In più, invita Grace a passare le vacanze di Natale nella casa in montagna insieme a loro. Gli inizi della convivenza forzata non sono chiaramente dei migliori, ma la situazione degenera rapidamente quando Richard deve tornare in città per lavoro. Rimasti soli, Aiden e Mia sfruttano l’occasione per spaventare Grace facendo riaffiorare il suo orribile passato, di cui erano già a conoscenza. Ciò che non avevano previsto era, però, l’effetto che quei determinati fantasmi avrebbero avuto su di lei.

Per dare un parere su The Lodge conviene analizzare più punti di vista separatamente.

Innanzitutto, gli aspetti positivi. Questi hanno un nome: il cast. Infatti, sembrano essere tutti perfetti per la parte che interpretano. È evidente l’attenzione con cui è stata curata la scelta degli attori sia per aspetto che per familiarità con il ruolo assegnato. Riley Keough, per esempio, oltre ad averla vista in Dove la Terra trema, ha svolto nel 2018 il ruolo da protagonista in Into the Dark, thriller originale Netflix, in cui si trovava sperduta in mezzo alla neve tanto quanto in The Lodge. Inoltre, non è fisionomicamente troppo lontana da Alicia Silverstone (ricordata particolarmente per la sua Batgirl in Batman & Robin), creando così un collegamento metaforico tra le due donne nella vita di Richard.

Jaeden Martell lo abbiamo visto molto recentemente in Knives Out – Cena con delitto nei panni di un adolescente ribelle, ma anche nei panni del leader dei ‘Losers’ in un horror del calibro di It. Richard Armitage ha dalla sua numerosissime interpretazioni, tra le quali non si può non nominare Thorin Scudo di Quercia nella Saga de Lo Hobbit, e la parte di un padre di famiglia non è di certo lontana dal suo personaggio.

Zona piuttosto grigia la occupa l’autoreferenzialità dell’intero film. Veronika Franz e Severin Fiala, infatti, già nel 2014 avevano manifestato l’intenzione di imporre una certa autorialità in Goodnight Mommy. E in The Lodge ricorrono praticamente agli stessi espedienti e archetipi. Una casa isolata e una figura femminile in netto contrasto e scontro con due minori uniti da un legame di sangue e intenti. Se nel primo erano una madre e due gemelli che non riuscivano a riconoscerla perché profondamente cambiata da un’esperienza traumatica, nel secondo sono una futura matrigna e due fratelli che non hanno intenzione di riconoscerle un ruolo che la incolpano di voler rubare alla legittima proprietaria. Se nel primo l’identità dell’individuo era un’astrazione che nascondeva più insidie che sicurezze, nel secondo il tema dell’identità è utilizzato come movente delle azioni dei personaggi.

In entrambi i casi ciò che manca davvero sono principalmente due elementi. Di sicuro una terza presenza che agisca da mediatore (i due fratelli sono da considerarsi come un’entità a sé), in quanto nel primo il padre è totalmente assente e nel secondo lascia la scena per tutta la seconda parte del film. Ma anche, e soprattutto, un dialogo che possa mettere tregua tra gli animi. Nel primo i fratelli incolpano la madre di non essere davvero lei e la madre rimane in silenzio, non tenta nemmeno di avvicinare i figli e dare spiegazioni convincenti. In The Lodge non c’è un dialogo di chiarimento tra Grace e Aiden e Mia, che continuano imperterriti a tentare silenziosamente di portare a compimento i loro scopi.

Anche il montaggio finisce per essere auto-citazionistico. In entrambi i film appaiono sequenze che uniscono in maniera sfumata, a tratti confusa, la dimensione onirica e quella reale. Vi è, soprattutto in The Lodge, un certo abuso della mescolanza tra ricordi, immaginazione e sogno, che non solo rendono piuttosto caotica l’intera narrazione, quanto appesantiscono senza reale necessità la visione.

Si arriva, perciò, agli aspetti decisamente negativi del film. Sia dal trailer che dalla copertina ci si aspetta di trovarsi di fronte a un horror sul paranormale. In realtà, The Lodge è abbastanza confuso su ciò che vuole essere. Lo si potrebbe definire, piuttosto, un thriller psicologico. Di sicuro l’elemento del sangue non ricorre assolutamente tanto spesso come la goccia che pende dal cristallo di neve nel poster vorrebbe suggerire. Inoltre, per quanto l’elemento religioso ricorra in maniera alquanto ossessiva seppur necessaria, non si parla assolutamente di esoterismo o paranormale come la croce all’ingiù del titolo e della stessa goccia di sangue starebbero a indicare.

The Lodge

I cliché narrativi propri dell’horror ci sono tutti, ma vengono sfruttati dove poco, dove male. Non per colpa degli attori, si intenda. Probabilmente per colpa di una sceneggiatura che punta all’horror d’autore che, però, non è impresa facile per chiunque. C’è una volontà di creare un punto d’incontro tra produzione commerciale con temi ricorrenti della filmografia americana ed esposizione narrativa all’europea. Purtroppo, il risultato è perturbante.

Altro punto debole di The Lodge è, come si è già accennato, la sceneggiatura. Per una buona metà del film non succede praticamente niente, mentre come motore dell’azione si ricorre ad espedienti che fanno perdere credibilità al tutto. Quale padre imporrebbe la presenza di una nuova donna nella vita dei figli che ancora stanno piangendo la loro madre? Quale padre lascerebbe i figli da soli con la donna che loro odiano e che, a sua volta, ha dei trascorsi che potrebbero renderla instabile? In più, un uomo tanto innamorato da inserire con prepotenza una nuova figura nel nucleo familiare starebbe mai per giorni senza avere un contatto diretto con lei (da circa metà film in poi la corrente nella casa salta e i telefoni diventano inutilizzabili)?

Per ultimi, gli aspetti tecnici. Ombre, chiaroscuri e momenti di tenebra totale sono elementi che in un horror tanto quanto in un thriller diventano fondamentali per la riuscita dell’effetto sorpresa e dei jump scare. Ma, per avere un buon risultato, devono essere ben bilanciati nella fotografia complessiva. In The Lodge si ha un abuso di tenebra, che rende la visione, già appesantita dalle tecniche narrative, anche difficile da sostenere. Alcuni potrebbero definirla noiosa, come a volte noiosi diventano i dialoghi. La ripetizione è parte del cinema della Franz e di Fiala, lo avevamo appunto visto in Goodnight Mommy. E qui non si cambia registro. Che l’effetto sia voluto?

Una precisazione, a questo punto, appare d’obbligo. La critica ha valutato positivamente il film, il che renderebbe tutto ciò che è stato scritto fin qui dei vaneggiamenti soggettivi. Non resta, perciò, che crearsi un parere personale dal 16 gennaio nei cinema.

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