Sulla scena del delitto: il caso del Cecil Hotel, la recensione della docuserie su Netflix

sulla scena del delitto: il caso del Cecil Hotel

Il Cecil Hotel, situato a Los Angeles, è stato spesso oggetto di grande attenzione. Dalla sua apertura (1927) è stato lo scenario di svariati fatti di cronaca legati a morti violente, che hanno contribuito a renderlo, nell’immaginario collettivo, un posto veramente inquietante. Nel 2013 l’hotel finisce di nuovo sotto i riflettori poiché legato alla sparizione di Elisa Lam, una giovane turista canadese, che alloggiò proprio lì, ultimo posto in cui fu vista. Sulla scena del delitto: il caso del Cecil Hotel (trailer), prima stagione della nuova docuserie Netflix, firmata da Joe Berlinger, segue le vicende di questo fatto di cronaca.

La serie non si limita solo a trasporre le varie teorie legate alla scomparsa di Elisa Lam, ma approfondisce la storia dell’hotel, dalle sue origini, fino alla sua chiusura, nel 2017. Una chicca sono i video e le foto originali in bianco e nero, che ci trasportano immediatamente negli anni ’20-’30, anni in cui si riponevano grandi aspettative sul futuro dell’hotel. Speranze che con il tempo sono andate in fumo e hanno portato le persone a definire il Cecil Hotel come uno “zoo” o un “ricettacolo di morte”. Non è un caso che Ryan Murphy abbia deciso di ispirarsi proprio all’hotel in questione per la quinta stagione della sua famosa serie American Horror Story.

La Los Angeles che fa da sfondo alla storia non è quella che ci aspettiamo, è una città intrisa di violenza, di grandi problematiche. In particolare la serie si sofferma sul quartiere in cui è situato il Cecil Hotel, lo Skid Row, zona povera e malfamata, connotata da un alto numero di senzatetto, convogliati di proposito in questo quartiere e allontanati da altre parti della città. Sono vari gli spunti di riflessione che ci propone la serie. Oltre che una velata denuncia su come sono trattati e considerati i senzatetto, Sulla scena del delitto: il caso del Cecil Hotel si sofferma sul ruolo che ha Internet durante le indagini di un caso: qualsiasi persona, con un post su un social, si sente libera di dire la sua al riguardo, divulgando spesso teorie complottiste e praticando un pesante cyberbullismo nei confronti dei possibili colpevoli.

Sulla scena del delitto: il caso del Cecil Hotel esplora il caso di Elisa Lam, non risparmiandosi, sorprendendo spesso lo spettatore con immagini che fanno accapponare la pelle. Immagini vere, da archivio, scelte e posizionate nell’arco della narrazione in maniera meticolosa. Sono proprio le foto e i video originali la grande forza di questo documentario, poiché lo impregnano di un grande realismo, lo stesso realismo che purtroppo va a perdersi un po’ con l’andare avanti della narrazione, a causa delle ridondanti parti ricostruite. In un documentario, che evidentemente è stato realizzato con una grande attenzione per i dettagli, le parti “romanzate” non trovano una giusta collocazione e spesso appaiono fuori contesto. Sono varie le personalità che vengono intervistate nel documentario, ed è proprio questa varietà uno dei suoi elementi cardine, la possibilità che dà allo spettatore di conoscere i diversi punti di vista delle persone coinvolte nella vicenda.

L’abilità con cui sono intervallate pause, silenzi e colpi di scena, spinge lo spettatore a voler finire la serie tutta d’un fiato, a sentirsi coinvolto nella storia, parte della storia. L’uso frequente del voice over e la colonna sonora lo aiutano ad immergersi in questa atmosfera inquietante, lasciandolo a fine visione stordito ma consapevole di aver visto un documentario ben fatto. Sulla scena del delitto: il caso del Cecil Hotel è un prodotto molto interessante che, nonostante si soffermi su una vicenda angosciante con protagonista una giovanissima ragazza, non si perde in sentimentalismi, ma sa essere crudo e oggettivo quando deve esserlo. Super consigliato a tutti gli amanti del genere true crime, ma anche a chiunque volesse impiegare 4 ore del suo tempo per approfondire un caso di cronaca dai risvolti particolarmente inquietanti.  

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