Gangs of London, la recensione della prima stagione su Sky

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Gangs of London (trailer) comincia con un rogo umano al vertice di un grattacielo in costruzione nella City di Londra ed è una delle serie di gangster più dinamiche, adrenaliniche e cattive del panorama televisivo contemporaneo.

La storia è degna di una tragedia elisabettiana: il patriarca di una delle più potenti famiglie criminali di Londra viene ucciso da un giovane rom senza arte ne parte, mandante perfetto di un’organizzazione oscura non meglio identificata. La famiglia si raccoglie nel dolore e nell’ira mentre le casate minori mafiose si interrogano sulle conseguenze della tragedia. L’erede al comando, sostenuto da una madre degna di Lady Macbeth si contorce interiormente fra dubbi esistenziali, dolore e rabbia e mentre tutti lo mitigano sente un fuoco inarrestabile crescergli dentro. Sullo sfondo, invece, c’è anche una seconda famiglia che somiglia molto ai canonici nobili vicini al re nelle tragedie classiche che si muove silenziosa dividendosi fra fedeltà alla casata, ambizioni di potere e custodia dei segreti più torbidi del patriarca.

Pensare che Gangs of London si limiti ad essere il degno erede di Godfather di Francis Ford Coppola si rivela sbagliato dopo meno di un’ora, quando entra in gioco un personaggio del tutto diverso, un trickster, un poliziotto infiltrato abile nelle arti marziali come nell’uso delle armi che in pochi minuti di pura adrenalina ci insegna come massacrare una trentina di criminali violenti con l’uso creativo di una freccetta da tiro al bersaglio. Il resto della serie è pertanto un salto nella tragedia e un secondo salto nell’azione da film di Hong Kong con una fotografia degna di un film di Christopher Nolan curata a sei mani da Matt Flannery, Martijn van Broekhuizen e Laurent Barès, incorniciata una confezione elegante e spiazzante date le trasformazioni improvvise stilistiche e narrative.

Dietro alla magia ci sono tre diversi registi che si susseguono nelle nove puntate affiancati dai loro fedeli direttori della fotografia. La creazione del progetto porta la firma dell’adrenalinico Gareth Evans che si è fatto le ossa con violentissimi film di arti marziali indonesiani come Merantau o i due capitoli di The Raid. Al suo fianco nella creazione del progetto troviamo il già citato direttore della fotografia Matt Flannery, da sempre collaboratore di Evans e new entry fra i capireparto delle terza stagione di Westworld. Oltre a Evans, che firma le puntate più sanguinolente e brutali, le camere da presa del progetto sono quelle del regista horror Corin Hardy (che ha firmato The Nun e The Hallow) e del francese Xavier Gens, autore del perturbante Frontiers.

Fra i contributi più emozionanti della serie bisogna rigorosamente ricordare l’algida Michelle Fairley, indimenticabile Lady Stark di Game of Thrones che torna nel ruolo della vedova del patriarca ma con una dose di cattiveria e cinica determinazione davvero memorabili, ricordando inoltre la presenza tra i protagonisti di Joe Cole, già visto nella serie Netflix Peaky Blinders.

Quindi se da una parte siamo trascinati negli intrighi del riciclaggio del denaro sporco tramite abusi e stravolgimenti edilizi, dall’altra possiamo leggere una critica al sistema economico occidentale moderno finendo imprevedibilmente nella tragedia teatrale per cadere all’improvviso nella gangster story classica, andando perfino a sfiorare il genere di arti marziali asiatico. Gangs of London riesce a unire generi fra loro distanti con la capacità di creare una confezione elegante per le parti drammatiche ed incredibilmente versatile per le parti d’azione. Gli autori riescono in definitiva a costruire un prodotto di intrattenimento quasi unico nel panorama del mercato delle serie occidentali contemporanee.

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