Weekend, la recensione del film su Amazon Prime Video

Girato in 18 giorni, in ordine cronologico (cosa rara durante le riprese di un film) e con un budget di circa 120.000 sterline, Weekend (trailer) è l’opera seconda di Andrew Haigh (45 anni, Charley Thompson). Un piccolo grande film sull’amore e sulla ricerca dell’identità, che trova i suoi principali referenti nel free cinema inglese, in particolare Sabato sera, Domenica mattina di Karel Reisz, del quale riprende la location, e Breve incontro di David Lean.

Glen (Chris New) e Russell (Tom Cullen) si incontrano in un locale gay. Passano una notte di sesso insieme, ma ben presto quello che doveva essere un incontro occasionale diventa qualcosa di molto più intimo. I due trascorreranno il weekend insieme, condividendo sentimenti, idee e paure mentre l’amore irromperà nelle loro vite.

Glen e Russell hanno due personalità molto differenti: il primo, aspirante artista, parla apertamente e senza troppi giri di parole del sesso, delle proprie esperienze sessuali, vive liberamente la propria sessualità con atteggiamenti quasi da adolescente militante. Ha avuto una relazione tormentata alla fine della quale ha deciso di non voler avere più storie ma solo rapporti occasionali. Il suo è un comportamento guerresco nei confronti di un mondo che pone l’eterosessualità come normalità, dove il parlare pubblicamente di sesso etero è cosa consueta, mentre gli omosessuali tendono a restare nel silenzio e confinare tutto nel loro privato. Il secondo, che fa il bagnino, al contrario è riservato, si vergogna a parlare apertamente delle proprie esperienze, ne scrive sul computer senza farle leggere a nessuno e non riesce a vivere la propria sessualità con serenità. Inoltre non ha mai avuto la possibilità di rivelare ai suoi genitori la sua omosessualità, quello che lui considera essere un vero e proprio “rito di passaggio gay”.

Entrambi, però, si muovono alla ricerca di se stessi, vorrebbero indipendenza ma soffrono la solitudine. Vivono con dolore l’impossibilità di tenere un unico atteggiamento sempre, nel pubblico e nel privato. L’incontro/confronto tra queste due diverse personalità porterà entrambi a un’autoanalisi a un tentativo di ridefinizione di sé stessi. Andrew Haigh ci parla dunque anche di identità. Se nel privato ci sentiamo più liberi, più a nostro agio nell’esprimerci e nel mostrare chi si è, nel pubblico siamo costantemente ossessionati da quello che gli altri potrebbero pensare di noi. Per questo tendiamo ad adattarci e a limitarci nella speranza di essere accettati. Tutto questo viene reso dal regista non solo attraverso i dialoghi, le parole e piccoli gesti rivelatori, ma anche con l’uso di una macchina da presa a spalla, mobilissima, che rinuncia al campo/controcampo per inglobare entrambi i personaggi all’interno dell’inquadratura, che li segue e li scruta come se fosse alla ricerca di piccoli momenti di verità e realtà e che guida letteralmente lo sguardo dello spettatore. Uno stile quasi semi-documentaristico, in cui il fuori fuoco risulta essere centrale nella costruzione visiva del racconto.

Quando i due protagonisti si trovano nei bar o in esterni spesso Haigh, che ha anche curato il montaggio, mette a fuoco le persone che si trovano in secondo piano, confinando nel fuori fuoco Russell e Glen, per sottolineare il peso che la paura del giudizio degli altri ha in ogni loro atteggiamento, in ogni cosa che dicono e fanno. Sarebbe dunque riduttivo etichettare Weekend come “film gay” nella misura in cui i due protagonisti si fanno portatori di tematiche e problemi che riguardano ciascuno di noi, indipendentemente dal genere e dall’orientamento sessuale. È anzi un film che tende ad assumere una portata universale, facendo grande affidamento sull’intensa recitazione di Tom Cullen e Chris New, in grado di raggiungere una chimica rara e di far emergere tutte le contraddizioni, le paure ma anche i momenti di felicità dei protagonisti senza mai dare l’impressione di artificialità. E con un finale di fronte al quale è impossibile non commuoversi.

Weekend è uscito in Italia nel 2016, con 5 anni di ritardo, distribuito da Teodora. Peccato che sia stato diffuso in sole 10 sale, poi estese a 24, anche a causa del giudizio negativo che gli è stato assegnato dalla Commissione nazionale per la valutazione dei film della Confederazione Episcopale Italiana (sia le Sale della Comunità ecclesiastica, sia quelle a gestione laica devono attenersi a quando deciso dalla Commissione). È stato infatti inspiegabilmente considerato scabroso e non utilizzabile. Disponibile sulla piattaforma Amazon Prime, ci auguriamo che possa ottenere la visibilità che merita.

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