Tutto può cambiare, la recensione del film su Netflix

tutto può cambiare

Film del 2013, è ora su Netflix Tutto può cambiare (trailer), scritto e diretto da John Carney, ex bassista del gruppo rock irlandese The Frame. Divenuto famoso per il film Once (2006), vincitore dell’Oscar per la miglior canzone (Falling Slowly), è regista di pellicole incentrate sulla musica. Proprio come Once, questo film è un’appassionante commedia che racconta cosa succede quando due anime alla deriva si incontrano e insieme, grazie alla musica, riescono a tornare a galla.

Tutto può cambiare parla di un incontro casuale che possa far tornare la voglia di non arrendersi davanti alle difficoltà della vita. È la storia di un riscatto da parte di entrambi i protagonisti. Da un lato abbiamo Dan, interpretato da un Mark Ruffalo super energico e coinvolgente, produttore discografico e talent scout ormai arrugginito e privo d’ispirazione, con un matrimonio fallito e un rapporto padre-figlia in crisi. Licenziato dal suo socio, decide di affogare i dispiaceri nell’alcool in un pub e il caso vuole che proprio in quel pub a salire sul palco sia l’insicura Gretta.

Lei, interpretata da una deliziosa e intonata Keira Knightley, è una cantautrice inglese, arrivata a New York col suo ragazzo, ingaggiato da un’importante casa discografica. Gretta, con la promessa di una vita insieme, lo accompagna e lo asseconda nel suo percorso, che però lo assorbirà troppo e lo porterà a tradirla. Ferita e arrabbiata si rifugia a casa di un amico musicista, e sarà proprio questo a spingerla a salire sul palco in quel fatidico pub. Il sentirla cantare ridà speranza e uno scopo a Dan e, dopo un lungo e difficile corteggiamento ideologico, Gretta accetta di lavorare con lui. I due entrano in stretta sintonia professionale e umana.

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Il loro progetto musicale è quello di assemblare un gruppo di musicisti desiderosi di far emergere il proprio talento e di incidere un album a cielo aperto, per le strade, i parchi, tetti, e la metropolitana di New York. In un certo senso si celebra l’urban style della grande mela e la musica abbraccia il tutto magnificamente. Le canzoni, composte in esclusiva per il film, sono calzanti e adatte a rappresentare ciò che i personaggi provano. Da Lost Stars che, come dice il titolo, parla di stelle perdute che cercano di illuminare l’oscurità che le circonda, a Like a Fool che racconta il sentirsi soli. C’è, in aggiunta, il tocco professionale di Adam Levine, cantante dei Maroon 5 e interprete di Dave, l’ex di Gretta.

La scena del doppio jack di Dan e dello scambio delle playlist è molto intima, non c’è niente di meglio per capire una persona. I due si mettono a nudo, si smascherano a vicenda, quasi si innamorano. Eppure, la romantica banalità non appartiene a questo racconto. Si innamorano l’uno dell’altro per poter tornare ad innamorarsi di altre persone. Il tutto si svolge con una promenade urbana fra le luci, i colori dei neon, le atmosfere delle notti newyorkesi. Una sequenza poetica che ci mostra come a volte non servano le parole lì dove basta la musica. Ed è questa poesia a far sì che un film semplice come Tutto può cambiare riesca a garantire una costante piacevolezza.

Tuttavia, la storia raccontata dal film è sempre a rischio dal cadere nel banale. Carney riesce però a destreggiarsi abilmente in ciò che poteva risultare melenso, come il finale, che invece mantiene un’aura di freschezza. Il punto è che Tutto può cambiare si lascia seguire con gusto dall’inizio alla fine, e senza troppe pretese riesce a colpire lo spettatore.

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