The English Game, la recensione della miniserie su Netflix

The English Game

L’Inghilterra di fine Ottocento è un concentrato significativo di quelle importanti modificazioni sul piano economico, sociale e politico che il secolo successivo porterà a consolidare sulla scena europea e oltre. In questa nevralgica insenatura storica, in un paese che rappresentava l’avanguardia del progresso sotto molti punti di vista, si innesta The English Game (trailer), la miniserie firmata da Julian Fellowes per Netflix, disponibile dal 20 marzo. Il panorama dell’Inghilterra industriale da essa delineato servirà per dare uno sguardo all’origine di una delle “creazioni” fuoriuscite proprio da questo contesto di fermento sociale, destinata a diventare un fenomeno di dimensioni planetarie: il calcio.

La storia prende avvio nel 1879 dalla cittadina inglese di Darwen, la cui vita è regolata interamente dalla presenza di fabbriche, che la rende uno dei tanti piccoli centri di raggruppamento di famiglie di estrazione proletaria. La squadra di calcio del Darwen è una delle poche composte da soli lavoratori, gestita da James Walsh (Craig Parkinson), il proprietario di una delle fabbriche, il quale fa trasferire nel suo gruppo due giocatori di talento direttamente dalla Scozia, Fergus Suter (Kevin Guthrie) e Jimmy Love (James Harkness), dietro l’allora inconcepibile pagamento per la prestazione sportiva. Il rigetto per questa situazione non tarda ad emergere tra i compagni di squadra, che vedono nel compenso dei due calciatori un uso iniquo e scorretto dei soldi della fabbrica, costantemente soggetta a riduzione di fondi. Un uguale sdegno arriva anche da una fazione rivale, quella degli Old Etonians, squadra composta da aristocratici londinesi, dirigenti e campioni in carica della prestigiosa FA Cup.

The English Game

Uno scenario decisamente embrionale, se si considerano le condizioni che poi assumerà il calcio moderno nella sua fase più matura, ma che rivisita drammaticamente un punto di snodo della transizione del gioco, da nobile passatempo chiuso nel circolo borghese a sport inclusivo, aperto ai ricchi come ai poveri, al professionismo e di conseguenza, al business. Fergus sarà l’alfiere proprio di questo cambio di gioco: partendo da una vita familiare in difficoltà, passando per l’incontro con Martha (Niamh Walsh) e per gli sviluppi ulteriori della sua carriera, porterà avanti la sua idea di nuovo calcio, per accedere a una vita più dignitosa. Dall’altra parte, anche Arthur Kinnaird (Edward Holcroft), il capitano degli Old Etonians affronterà un percorso di trasformazione, con cui si potrà osservare un insieme di problematiche morali legate invece al suo ambiente sociale, specialmente attraverso il rapporto con la moglie Margaret (Charlotte Hope).

I personaggi principali sono ispirati a calciatori che hanno realmente partecipato a questa prima rivoluzione del mondo calcistico, nonostante l’accuratezza storica degli eventi abbia ceduto in alcuni punti alla rielaborazione drammatica. L’incontro tra due idee di calcio, quella vitale ed evasiva per le classi popolari e quella del diletto aristocratico avviene allora grazie al confronto dei suoi due rappresentanti, Fergus e Arthur, su un terreno che non può non essere che il campo da gioco. La ricerca della prima vittoria della FA Cup da parte di una squadra proletaria si configurerà come la metafora della lotta per l’abbattimento delle barriere classiste, che stazionavano prepotentemente in ogni angolo della vita comune. The English Game in conclusione, diventa un romantico quadro d’epoca che elogia la passione per lo sport come uno dei tanti strumenti per emergere dalle profondità degli ordini sociali, far sentire la propria voce e ottenere ciò di cui si ha diritto.

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