La leggenda di Al, John e Jack, la recensione del film su Infinity

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Il 2020 vede il ritorno in sala del trio comico più amato d’ Italia, ossia Aldo, Giovanni e Giacomo, protagonisti in Odio L’estate di Massimo Venier, regista dei loro primi successi cinematografici divenuti nel corso dell’ultimo ventennio dei classici della commedia. In onore di questa rimpatriata diamo un occhiata alla loro collaborazione più criticata: La leggenda di Al, John e Jack (qui il trailer), un coraggioso tentativo di entrare nel mondo della parodia.

La trama, che riprende molto dai classici dei film sulla mafia, è soltanto un pretesto per costruire gag e scenette sempre più assurde e grottesche portate avanti da personaggi macchiettistici: ciò segna un taglio netto con la comicità delle loro passate pellicole costruite attorno al rapporto empatico che lo spettatore creava con i personaggi molto umani, tridimensionali e vicini a alla realtà quotidiana dello spettatore.

A New York, negli anni Cinquanta, un boss decide di assoldare tre gangster per eliminare un pericoloso concorrente, Frankie. Dopo aver sbagliato clamorosamente bersaglio, il terzetto decide di nascondersi per evitare le ire del boss. Al, John e Jack hanno una sola speranza di salvare la propria vita: simulare un finto attentato alla vita del Boss, in modo tale da salvargli la vita, fatto che li porterebbe certamente ad essere risparmiati.

Errore sarebbe paragonare questo film ai quelli precedenti, poiché le pellicole viaggiano su due binari ben distinti. Se in Chiedimi se sono felice c’è un forte accostamento al teatro e alla rappresentazione di personaggi reali in cui lo spettatore possa identificarsi, la visione di La leggenda di Al, John e Jack risulta un esperienza molto più cinematografica rispetto al passato, nella quale non vi è il tentativo di rappresentare la realtà bensì la finzione, quella del cinema per l’appunto.

Ciò viene ottenuto su più livelli. In primis, attraverso la sceneggiatura, che propone continui salti temporali molto più complessi e frequenti di quelli del film precedente, propri di una struttura filmica. In secondo luogo, rendendo omaggio ad un intero genere cinematografico che fin dagli albori ha fatto la fortuna delle sale: il gangster movie. Non solo sul piano narrativo ma anche sul piano tecnico, dove tra regia e fotografia l’ispirazione a Scorsese, Hawks, Leone risulta evidente, richiamando più volte pilasti del genere come Bronx, Quei Bravi Ragazzi o C’era una volta in America. Il tutto risulta azzeccato e non pacchiano, grazie alla minuziosa ricostruzione storica dell’America degli anni ’50, con i costumi e la musica jazz onnipresente, ma anche alla riproposizione in un affettuosa chiave parodistica di scene e situazioni tipo.

Dovendo dar credito alle critiche già ricevute in passato, oltre alla trama un po’ pretestuosa, non possiamo non segnalare la costruzione degli sketch girati il più delle volte dentro una stanza (con poche eccezioni che presentano sequenze in esterni più dinamiche) che risultano divertenti ma appaiono più adatti al palcoscenico che allo schermo. Per un film che richiama così tanto alla cultura cinematografica, questo è un punto a sfavore.

Nonostante questi difetti La leggenda di Al, John e Jack rimane un film consigliato e probabilmente il più sottovalutato diretto da Venier con protagonista lo storico trio. A causarne l’impopolarità è forse l’enorme differenza stilistica dai precedenti film, provando nello spettatore e anche nella critica una certa diffidenza.

Il 30 Gennaio 2020 esce nelle sale Odio l’estate, il nuovo film con protagonisti Aldo, Giovanni e Giacomo. Il sodalizio artistico con Massimo Venier riprende dopo una lunga pausa seguita all’uscita di Ma tu la conosci Claudia? nel dicembre 2004. Da allora l’apprezzamento dei prodotti cinematografici che vedevano protagonista il trio è andato scemando, può il ritorno del regista che li ha lanciati riportare al successo il trio?

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