Defending Jacob, la recensione della miniserie su Apple TV+

Defending Jacob

Disponibile dal 24 Aprile su piattaforma Apple TV+, la miniserie Defending Jacob (Trailer) di Morten Tyldum segue il percorso intrapreso da altre operazioni inter-mediali distribuite in Italia in questi mesi del 2020: tracciare un collegamento meta-testuale con le immagini di quegli attori che, interpretando una certa tipologia di supereroe nel Marvel Cinematic Universe (MCU), hanno lasciato un segno nell’immaginario collettivo.

Chadwick Boseman, l’attore che ha prestato il volto a Black Panther, in City of Crime di Brian Kirk, si batte per una spietata sete di giustizia, corroborata da una “vendicativa” difesa delle minoranze; Robert Downey Junior sacrifica il suo corpo di genio-playboy-miliardario-filantropo, dichiarando così scacco matto a Thanos, e conserva la memoria di Ironman nella tenuta solitaria del dottor Dolittle nell’omonimo film di Stephen Gaghan; Chris Hemsworth è maratoneta incallito che non smette di tifare per lo stesso personaggio e lancia l’amatissimo Thor nell’adrenalinica extraction di Sam Hargrave, Tyler Rake; Chris Evans – tra l’altro, soltanto dopo essersi consacrato padre e militare dell’umanità e aver consegnato il potente scudo di Captain America a Falcon in Avengers Endgame (2019) – può concedersi di intervenire in difesa delle persone da dietro una scrivania e, con Defending Jacob, impersonerà l’avvocato Andy Barber.

In linea col percorso attoriale di Chris Evans, Defending Jacob capita nel momento in cui il multi-verso del Marvel Cinematic Universe sta per esplodere in un’odissea di serie TV (Falcon and the Winter soldier, Wanda and Vision, Loki…) e film (Black Widow, The Eternals, Chang-Chi…) ed è proprio nella presenza e nella celebrazione dell’interprete di Captain America che la miniserie, interamente diretta da Morten Tyldum, trova il suo punto focale da cui procedere fino a un ribaltamento fondamentale. Andy è avvocato e padre di Jacob (Jaeden Martell), un adolescente crucciato e solitario; l’accusa di omicidio di primo grado da parte di un’ingenua cittadina del Massachusetts nei confronti di Jacob spingerà il padre d’America a percorrere una strada a senso unico verso la verità.

Defending Jacob

Chris Evans abbandona solo in apparenza le vesti del supereroe Marvel e, in una discesa negli inferi della follia e della maledizione (mai completamente inquietante se non nell’ultimo episodio), scava nel cuore di un’America marcia e fin troppo intollerante, dedita più all’accusa infondata e mediata dall’emotività che alla reale comprensione delle pulsioni che spingono un uomo a compiere specifiche azioni (non solo atrocità). La stessa America che il Cap aveva protetto, tornando persino indietro nel tempo al fine di concederle un’altra chance, in Defending Jacob gli si rivolta contro fino a soffocarlo e a dubitare persino del suo stesso figlio. E qui: l’umanità ha veramente bisogno di supereroi che risolvano le catastrofi con uno schiocco di dita o magari necessita di un’umana rivalutazione del proprio operato?

Il percorso attoriale di Evans, proprio come quello di Robert Downey Junior e Chris Hemsworth – Scarlett Johansson merita, tra le tante cose, un discorso più legato a quanto la sua Black Widow dell’MCU rappresenti una fase di transizione da Lost in Translation (2003) di Sofia Coppola a Marriage Story (2019) di Noah Baumbach – è caratterizzato da un crescendo, anche emozionale e soprattutto non scontato. Dagli albori del Cinema moderno dei supereroi con l’esilarante Torcia umana ne I fantastici 4 (2005) di Tim Story infino al tormentato Andy di Defending Jacob, Chris Evans è passato per il Curtis di Bong Joon-ho in Snowpiercer (2013), dove l’uomo necessita una rivoluzione che non soltanto rovesci il sistema delle caste ma che gli permetta anche di ritrovare se stesso, e poi per il Frank di Gifted (2017) di Marc Webb, dove un uomo semplice intraprende una battaglia legale per ottenere la custodia della nipote. Andy in Defending Jacob suggella gli attributi di tutti i suoi “predecessori”, ma non esisterebbe, così come l’intera miniserie, senza il supporto dell’ormai mitologico Captain America, radicato nei cuori di Evans e di milioni di appassionati. Egli è padre d’America e dei figli dimenticati; Jacob, proprio come la piccola Mary di Gifted e i bambini della locomotiva eterna di Snowpiercer, è protetto dall’unica istanza paterna possibile, ovvero da quella figura che può intervenire non solo con le armi ma anche legalmente.

Defending Jacob

La genialità di Morten Tyldum sta nel rovesciare abilmente l’Immagine che Chris Evans si è cucito addosso per tutto questo tempo. Se da una parte vediamo Andy impegnato a difendere coraggiosamente Jacob con tutte le sue risorse (persino occultando prove, come il coltello, che attesterebbero la sua colpevolezza), dall’altra notiamo come tutti quei caratteri di cui è intriso Captain America, e quindi Andy, vadano a deteriorarlo fino ad annientarlo. La fiducia nel prossimo scade nell’accusa feroce e disperata di un padre che non crede più nell’autenticità del figlio; il mantenere un tono calmo e deciso di fronte al male che corrode le mura del palazzo di giustizia è tradito dalla disintegrazione di etica e morale, con Andy che spinge con rabbia l’ex partner ora avvocato d’accusa; la battaglia nella legalità, viste le mancate possibilità di successo, richiede l’intervento tragico di gangster, tra cui il padre del protagonista (interpretato da un eccelso J.K. Simmons).

Defending Jacob si configura quindi come la volontaria distruzione, fatta thriller, dell’ideale Immagine del Captain America di cui Andy possiede tutte le caratteristiche. Eppure ciò che prima lo rendeva super soldato, vincitore di battaglie su suolo terrestre, ora è il suo tallone d’Achille: ciò è segno di un necessario bisogno di andare oltre l’entertainment e i “parchi a tema” (parlando il linguaggio di Scorsese) e procedere verso la strada della rivalutazione dell’individuo come uomo e non super.

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